mercoledì 3 aprile 2024

Cinema: Paola Cortellesi fa il pieno di nomination ai David di Donatello

IPA
Dopo il box office, "C'è ancora domani" domina con diciannove candidature. Segue "Io capitano" di Matteo Garrone. La premiazione il 3 maggio

"C'è ancora domani" di Paola Cortellesi si conferma un film da record di questa stagione dopo il successo al box office.

Sono state infatti annunciate le nomination dei 69esimi David di Donatello (scelte tra i film usciti al cinema dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023) e l'esordio alla regia dell'attrice ha messo tutti in fila con ben diciannove candidature. Sono quindici, invece, quelle per "Io capitano" di Matteo Garrone, già premiato a Venezia 80 con il Leone d'Argento. Per scoprire chi avrà la meglio bisognerà attendere il 3 maggio, quando si svolgerà la cerimonia di consegna dei premi.

Le altre candidature

  Dietro a Cortellesi e Garrone da segnalare anche le 13 candidature per "La Chimera" di Alice Rohrwacher, seguito da "Rapito" di Marco Bellocchio con 11 da "Comandante" di Edoardo De Angelis con 10 e "Il Sol dell'Avvenire" di Nanni Moretti con 7.

Il record di Paola Cortellesi

Le cinquine sono state svelate dalla presidente e direttrice artistica dell'Accademia del Cinema Italiano - Premi David di Donatello, Piera Detassis. "Sicuramente è un record per un film d'esordio", ha rimarcato Piera Detassis a proposito delle nomination del film di Paola Cortellesi. 

"E' un cinema femminile e di grandi maestri, che guarda alla memoria e alla storia", ha aggiunto, osservando che "quasi tutti i film tranne 'Io capitano' sono ambientati in epoca diversa". Paola Cortellesi rientra nella cinquina per il "miglior esordio alla regia", insieme a Giacome Abruzzese per "Disco boy", Micaela Ramazzotti per "Felicita'", Michele Riondino per "Palazzina LaF", Giuseppe Fiorello per "Stranizza d`amuri". 

Una delle grandi caratteristiche di quest`anno, infatti, è che ci sono diversi attori che si sono cimentati con la regia. La stessa Cortellesi è in gara come "miglior regista" insieme a Moretti, Garrone, Rohrwacher, Bellocchio e Andrea Di Stefano. Ed è anche nella cinquina per il David come miglior attrice protagonista, con Isabella Ragonese, Micaela Ramazzotti, Linda Caridi, Barbara Ronchi. 

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fonte: www.tgcom24.mediaset.it

Mostre: “Dal Cuore alle Mani – Dolce&Gabbana” a Palazzo Reale di Milano, dal 7 aprile al 31 luglio 2024

Una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, ispirazione dello spirito di Dolce&Gabbana sin dalle sue origini, a ripercorrere lo straordinario processo creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana: dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, strumento attraverso cui prendono forma.

"Dal Cuore alle Mani: Dolce&Gabbana" presenta, per la prima volta in mostra, le creazioni uniche della casa di moda. Una lettera d’amore aperta alla cultura italiana, ispirazione dello spirito di Dolce&Gabbana sin dalle sue origini, a ripercorrere lo straordinario processo creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana: dal cuore, da cui scaturiscono le idee, alle mani, strumento attraverso cui prendono forma.

La mostra, che verrà inaugurata a Milano per poi toccare diverse tappe internazionali, celebrerà il brand come simbolo dello stile italiano attraverso il sogno dell’Alta Moda, ed esplorerà il suo approccio non convenzionale al mondo del lusso: elegante, sensuale e unico, ma allo stesso tempo divertente, irriverente e rivoluzionario.

Curata da Florence Müller e prodotta da IMG, la mostra presenterà inoltre diverse espressioni artistiche in dialogo con l’universo creativo di Dolce&Gabbana.

L'archivio e le nuove collezioni saranno esposti in un susseguirsi di sezioni tematiche che metteranno in risalto i vari aspetti della cultura italiana che da sempre ispirano il lavoro di Dolce&Gabbana – tra questi, arte, architettura, artigianato, le città e la loro topografia regionale, la musica, l’Opera e il Balletto, le tradizioni popolari, il teatro e la dolce vita.

Una mostra Comune di Milano - Cultura | Palazzo Reale | IMG. 

A cura di  Florence Müller.

Info e prenotazioni www.palazzorealemilano.it    https://milano.dolcegabbanaexhibition.com/it

“Dal Cuore alle Mani – Dolce&Gabbana” a Palazzo Reale di Milano, dal 7 aprile al 31 luglio 2024.
Dal 7 aprile al 31 luglio 2024
Orari: Da martedì a domenica ore 10:00-19:30, lunedì chiuso.
giovedì chiusura alle 22:30. Ultimo ingresso un’ora prima.

Per maggiori informazioni sulla mostra visita dolcegabbanaexhibition

 fonte: www.palazzorealemilano.it

martedì 2 aprile 2024

Teatro: Caracalla Festival 2024, celebra Puccini. Il cartellone estivo dell’Opera di Roma, dal 3 giugno al 10 agosto

©Bozzetto Massimiliano Fuksas

Il debutto all’opera dell’archistar Massimiliano Fuksas con Tosca e Turandot. L’eleganza di Dior nelle notti della danza con Eleonora Abbagnato. Il ritorno di Roberto Bolle. Il grande cinema di Walt Disney con le musiche eseguite dal vivo. Un omaggio ai cent’anni della Rhapsody in Blue di Gershwin con Wayne Marshall. Ma anche circo contemporaneo, teatro e una rassegna di film che celebrano Puccini nel centenario dalla sua morte. Grandi voci della lirica come Sonya Yoncheva, Vittorio Grigolo, Angela Meade e Brian Jadge. E poi star del pop come Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori, John Legend, Antonello Venditti e molti altri. 

È il Caracalla Festival 2024, il cartellone estivo dell’Opera di Roma che, dal 3 giugno al 10 agosto, torna a far vivere gli storici spazi delle terme romane: l’arena con 4.500 posti e il Teatro del Portico, nell’area del cosiddetto tempio di Giove, che torna ad accogliere nuove e differenti esperienze artistiche.

Caracalla Festival 2024 e tutte le attività della Fondazione sono rese possibili grazie alla collaborazione con i Soci Privati della Fondazione Opera di Roma come Camera di Commercio di Roma e ACEA. Così come è fondamentale l’apporto di aziende che da anni – o anche più di recente – hanno scelto di sostenere le nostre attività in qualità di Mecenati e Sponsor: Banca del Fucino, Terna, BMW Roma e Aeroporti di Roma.

«Anche quest’anno opere e artisti prestigiosi torneranno ad arricchire il già ampio cartellone estivo dell’Estate Romana, continuando nella valorizzazione di un luogo magnifico e unico come le Terme di Caracalla – dice il Sindaco Roberto GualtieriÈ un lavoro prezioso quello portato avanti dall’Opera di Roma anche attraverso un appuntamento che è ormai un punto di riferimento, seguito ogni anno da oltre 100mila persone. Grazie davvero alla Fondazione e a questa bella collaborazione tra pubblico e privato, tutti uniti dall’obiettivo di promuovere iniziative culturali di qualità e la fruibilità di un altro spazio storico tra i tanti che stanno tornando protagonisti della vita cittadina, spesso dopo un grande lavoro di recupero».

«Per il secondo anno consecutivo, il Teatro dell’Opera di Roma torna a Caracalla con un vero e proprio Festival – dice il Sovrintendente Francesco GiambroneSi rafforza così l’idea di un progetto multidisciplinare che troverà pieno compimento nel 2025, anno del Giubileo, quando la programmazione sarà realizzata dal regista Damiano Michieletto, a cui abbiamo dato carta bianca. Per celebrare il centenario della morte di Puccini, abbiamo affidato all’architetto Massimiliano Fuksas il progetto creativo di entrambe le opere in cartellone, Tosca e Turandot; Fuksas ha realizzato per noi un’installazione specifica appositamente pensata per lo spazio del Teatro Grande di Caracalla, con Francesco Micheli che ne cura regia. Il successo di presenze ottenuto lo scorso anno, con 115.980 biglietti venduti, ci ha spinto ad aumentare da 50 a 60 il numero complessivo delle serate – in particolare crescono quelle d’opera, che passano da 10 a 16 – e a rinnovare l’ampia proposta che comprenda reading teatrali, cinema e quest’anno anche circo contemporaneo. Tutto nel segno di Puccini».

«Da 87 anni la musica, l’opera, il balletto popolano in estate le Terme di Caracalla – spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma – portando una ventata di spettacolo all’interno di uno dei siti archeologici più amati della Capitale. La collaborazione con l’Opera di Roma è dunque un momento rilevante delle attività di valorizzazione della Soprintendenza Speciale di Roma nell’impianto termale, che ha visto la presenza di importanti mostre, eventi culturali e un ampliamento degli spazi di visita, che si svilupperà ulteriormente nel prossimo futuro. Quest’anno la Soprintendenza e il Teatro dell’Opera offrono delle visite guidate speciali che precedono lo spettacolo e, inoltre, la sezione Caracalla Off si tiene nel nuovo spazio inaugurato l’anno scorso davanti al cosiddetto tempio di Giove, normalmente fuori dal circuito di visita. Il Festival Caracalla, grazie alla sua programmazione che vede coprotagoniste le Terme con la loro scenografia, è dunque uno stimolo alla crescita culturale della città sia per i romani sia per quanti sono in visita nella Capitale».

DANZA
La proposta coreutica si inaugura il 9 luglio – con replica il 10 – con Le notti romane di Dior, una serata che unisce moda, musica e danza. Protagonista Eleonora Abbagnato che, insieme alle étoile, ai primi ballerini, ai solisti e al Corpo di Ballo dell’Opera di Roma, indossa le creazioni di Maria Grazia Chiuri della Maison Dior realizzate per due diversi balletti: Nuit Romaine di Angelin Preljocaj – con musiche su base registrata che vanno da Vivaldi ai Daft Punk – nato nel 2020 come progetto filmico ambientato nel cuore di Palazzo Farnese e poi messo in scena al Costanzi nel 2022; e Nuit Dansée di Giorgio Mancini, coreografia sui tre movimenti del Tirol Concert for piano and orchestra di Philip Glass, eseguito dal vivo. Quest’ultima è un nuova creazione. Lo spettacolo viene presentato per la prima volta in Italia a Caracalla dopo la tournée con il Corpo di Ballo dell’Opera di Roma a Parigi e Dubai. Tra i principali interpreti l’étoile Rebecca Bianchi e il primo ballerino Michele Satriano. Sul podio dell’Orchestra della Fondazione sale Alvise Casellati.

Anche quest’anno la proposta coreutica si completa con la tradizionale serata di Roberto Bolle and Friends, che torna a Caracalla per due appuntamenti il 19 e il 20 luglio.

Continua a leggere il Programma Completo >> QUI

Credito: Progetto creativo e scene di Tosca e Turandot di Massimiliano e Doriana Fuksas

fonte: www.operaroma.it

Libri: "Una mattina come questa" di Lorenzo Scano

Lorenzo Scano, autore rivelazione del noir italiano, torna a tratteggiare la Cagliari dei bassifondi, in cui il desiderio di riscatto e la fiducia nella forza dei legami umani convivono con le frustrazioni di un destino spietato e con le atrocità della dura legge della strada.


Tra i palazzoni della periferia di Cagliari gli anni passano lenti e la prospettiva migliore è riuscire a rimanere a galla cercando di non pestare i piedi alle persone sbagliate. Nanni, Bebbo e Ricky, tre amici molto diversi tra loro, lo hanno imparato a proprie spese. Ci provano, a tirarsi fuori dalle sabbie mobili in cui sono immersi fin da ragazzini, ad affrancarsi da quella criminalità che costringe a rubare, prostituirsi, camminare a testa bassa. 

Fino a quando, sulla soglia dei trent’anni, si ritrovano a fare un bilancio: Nanni ha reinvestito i proventi di una vita di spaccio in una serie di attività incerte; Bebbo fa lavoretti saltuari e arrotonda facendo lo spaccaossa nel ramo del recupero crediti; Ricky, dopo aver pubblicato con poca fortuna un romanzo sulle gang giovanili, continua a inseguire il sogno di fare lo scrittore. 

Forse, anche per quelli come loro esiste la possibilità di lasciarsi alle spalle droghe, crimini e violenza. Ma quando il famigerato boss Pasquino La Somme si mette sulle loro tracce per regolare alcuni conti in sospeso, i tre devono rimettersi in piazza ed essere disposti a correre ogni pericolo pur di salvare la pelle e non venire trascinati, una volta per tutte, verso il fondo. 

Lorenzo Scano è un autore italiano che ha vissuto a lungo a Cagliari dove ha cominciato a scrivere crime fiction da giovanissimo. Ha pubblicato romanzi ed è stato titolare della libreria “Metropolitan”, specializzata in romanzi gialli, thriller, noir, e finalista al premio “Corpi Freddi Awards” nella categoria Migliore autore esordiente. Trasferitosi a Milano per seguire la sua passione, la scrittura, gestisce la nuova edicola in via Buonarroti: «Ho lasciato la mia vita a Cagliari per Milano, se hai un sogno qui puoi esaudirlo».
Tra i suoi libri ricordiamo: Stagione di sangue (Watson, 2016), Pioggia sporca (La Corte ediziotre 2018), Via libera (Rizzoli 2021), Una mattina come questa (Rizzoli 2024).

fonte: www.lafeltrinelli.it

lunedì 1 aprile 2024

Medicina: intervista al Dr. Andrea Cocci. Presidente della missione umanitaria “Wellness Men Foundation ONLUS”

Prof. Andrea Minervini, Dr. Andrea Cocci, Dr. Rino Oriti, Dr. Francesco Sessa, Dr. Tuccio Agostino (AOUC), Dr. Girolamo Morelli (Ex AOUP), Dr.ssa Federica Mazzoleni (Como), Dr.ssa Serena Maruccia (Milano)
Sono circa 100 gli interventi chirurgici eseguiti in soli 10 giorni dall’equipe urologica fiorentina in missione umanitaria presso l’IKonda Hospital, in una remota regione della Tanzania.

Lo raccontano al rientro dell’ultima missione il Prof. Andrea Minervini responsabile, nell’Ospedale Careggi di Firenze, della SOD di urologia ed andrologia e il Dr. Andrea Cocci Presidente della Wellness Men Foundation ONLUS che hanno ideato e portato avanti questo progetto di cooperazione sanitaria internazionale insieme al Dr. Agostino Tuccio, Francesco Sessa, Rino Oriti tutti facenti parte della SOD di urologia all’interno dell’ospedale Careggi.


Tale progetto fa seguito ad altre 3 missioni portate avanti negli anni precedenti in Madagascar e Costa D’Avorio fortemente voluti dall’assessore al Welfare Dr.ssa Sara Funaro, socia e sostenitrice della Wellness Men Foundation e costantemente sostenuti dall’Ospedale Careggi

La Wellness Men Foundation è una fondazione ONLUS rappresentata da medici, personale sanitario e amministrativo, imprenditori e politici che supportano la salute dell’essere umano mediante lo sviluppo e diffusione dei moderni approcci terapeutici al fine di garantire i più alti standard assistenziali a livello globale.

La missione centrale della fondazione è rappresentata dal benessere dell’essere umano nella sua integrità fisica e mentale, raggiungibile mediante informazione scientifica, training sui moderni approcci terapeutici, raccolte fondi per missioni umanitarie e sviluppo di adeguate politiche socio-sanitarie.

Presso l’ospedale Ikonda, spiega Minervini, sono stati eseguiti interventi oncologici per tumori renali avanzati in giovani adulti e pazienti pediatrici. Abbiamo portato materiali ed attrezzature che hanno in parte permesso una modernizzazione delle procedure oltre ad avere trattato patologie benigne a forte impatto sociale che rendevano la vita di questi pazienti impossibile sia dal punto di vista umano che lavorativo.

Lo scopo principale delle missioni– precisa Cocci – è quello di educare i medici locali mettendo gli ospedali che abbiamo visitato ora ed in passato nelle condizioni di operare in autonomia. È per questo che non ci limitiamo a trattare le patologie ma insegniamo anche ai medici quello che possiamo in loco e proponendo stage presso Careggi occupandoci noi delle spese di viaggio, vitto e alloggio. Tale progetto è per noi prioritario.

Inoltre – conclude Minervini questo è un progetto fiorentino, ideato dai dottori Cocci, Tuccio, Sessa ed Oriti ma abbiamo deciso di espanderlo portandolo all’interno della Società Italiana di Urologia e della Società Europea di Urologia. Questo moltiplicherà i fondi a disposizione per queste missioni oltre a coinvolgere colleghi di più città e paesi europei che daranno il loro contributo permettendoci di aprire nuove sedi, aiutare con più costanza le popolazioni locali ed insegnare ai medici locali con maggior costanza sia in presenza sia a mezzo di supporti telematici.

Lisa del Greco ha rivolto alcune domande al Dr. Andrea Cocci. Presidente della Wellness Men Foundation ONLUS  (in foto il dr. Cocci in primo piano)

Benvenuto dottore, lieta di ospitarla nel Blog e raccontare ai nostri lettori questa iniziativa. 
Secondo lei su quali temi bisogna ancora, e con più urgenza, intervenire?

Il nostro è un mondo con enormi disparità sociali e culturali, è dovere di ognuno di noi accettare il fatto di essere la fortuna di essere nati in un Paese senza guerre e carestia sia un regalo e non un merito. Eccezion fatta per colore che vivono in condizioni di disagio, ognuno di noi può dare un contributo alla crescita altrui e noi da medici sentiamo il dovere di dedicare parte del nostro alla cooperazione internazionale portando l'esperienza chirurgica ed i mezzi necessari alle popolazioni meno fortunate. 
 
L'urgenza in Africa è una costante, una patologia che in Italia è un fastidio diventa in quei Paesi un motivo di ripudio dalla famiglia, l'impossibilità di vivere e lavorare. Il nostro ruolo è quindi non solo educare i medici locali al trattamento di queste patologie con i mezzi necessari ma di apportare immediato beneficio tramite il maggior numero di visite ed interventi chirurgici eseguiti durante le visite.
 
Quali sono i maggiori problemi dal punto di vista tecnologico e organizzativo?

Sicuramente l'acquisto ed il trasporto del materiale sanitario oltre al trovare i giusti contatti in modo da arrivare nell'ospedale ospitante pronti per eseguire quello per cui siamo venuti. Un'impresa che sembra semplice ma che è quasi impossibile se parliamo di Paesi senza internet, collegamenti o personale amministrativo dedicato.

Professionalità e intenso senso umanitario, come si fondono questi elementi?
 

Togliendo entrambe queste parole e parlando solo di "fare il proprio dovere". Una frase che è quanto mai non scontata se ogni giorno pensiamo a quello che crediamo di dare per fare star bene altre persone e quanto le altre persone fanno per far star bene noi. Il concetto di mutua assistenza, "io assisto quando posso e voglio essere assistito quando ho bisogno" è un paradigma che raramente viene applicato e non c'è certamente la necessità di essere medici per fare del bene. Donare denaro o attrezzature, passare del tempo con chi è solo o il semplice "non fare del male" sono concetti di cui ci riempiamo la bocca ma che non vengono applicati da una grande fetta di cittadini. 

Quali sono i vostri prossimi progetti? 

Abbiamo in ponte una missione in Ruanda e una in Etiopia oltre a mantenere aperte le missioni in Madagascar, Costa D'Avorio e Tanzania. Abbiamo anche in ponte il portare due medici africani a Careggi a nostre spese in modo da fargli fare un periodo di alcuni mesi di formazione.
 
C’è una storia che si porta nel cuore? 

Molte e ogni viaggio ne aggiunge di nuove. Quello che posso dire è che ogni viaggio che abbiamo fatto, parlo a nome anche dei miei colleghi, ti riporta con i piedi per terra. Stress, fretta, problemi, ansie, arrivismo tutto viene livellato quando ti scontri con persone e realtà che lottano per sopravvivere oggi. Ti fa rendere conto che noi siamo dei privilegiati per il solo fatto di poterci svegliare in un Paese come l'Italia, che la fame per noi è una sensazione positiva e non un dramma, che i progetti possono fallire e realizzarsi ma abbiamo il privilegio di poterli fare. Quello che vedo in Italia è la mancanza di sorriso a persone che avrebbero tutte le carte per ridere ogni ora della loro vita ed è incredibile quanto in posti dove tutto sembra essere atroce e difficile, il sorriso non manchi mai a nessuno. 

Grazie dottore, seguiremo le sue missioni.

Sito Dr. Andrea Cocci clicca QUI  Instagram clicca QUI

Sito Web Wellness Men Foundation clicca qui https://wellnessmenfoundation.com

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Canale Youtube clicca QUI

Se vuoi supportare questa missione umanitaria donando un contributo, clicca sul link 

fonte: https://wellnessmenfoundation.com intervista di Lisa del Greco per  http://lisadelgreco.blogspot.com © Riproduzione riservata

lunedì 25 marzo 2024

Teatro > sola e testarda sognandosi étoile, Abbagnato si racconta. Nel docufilm 'Una stella che danza' su Rai3 il 29 marzo

(Luciano Fioramonti) Bambina prodigio sulle punte, testarda già a tre anni e mezzo nel voler diventare grande ballerina affrontando sacrifici e rinunce, una vita diversa dalle coetanee per coronare il suo sogno, e la difficoltà poi di trovarsi sola all' estero nel tempio del balletto, superando gli ostacoli per diventare finalmente etoile dell' Opéra de Paris. 

E' un viaggio emozionante e una grande lezione di vita il docufilm ''Eleonora Abbagnato, una stella che danza'' firmato da Irish Braschi che sarà trasmesso in prima serata il 29 marzo su Rai3 e Raiplay per raccontare l' avventura e i successi dell' artista, oggi direttrice del corpo di ballo e della scuola di danza del Teatro dell'Opera di Roma.

Prodotto da Matteo Levi per la 11 Marzo Film in collaborazione con Rai Documentari, incrocia passato e presente, le parole dei genitori, dell' amica del cuore Evelina e della sua prima maestra di danza Marisa, le testimonianze di grandi cantanti che hanno lavorato con lei come Claudio Baglioni e Vasco Rossi e degli amici-attori Ficarra e Picone.

 Un puzzle che prende le mosse da Palermo dove la piccola Eleonora passava ore e ore a guardare i giovani della scuola di ballo che poi avrebbe frequentato sbaragliando tutti. Il padre la portò a vedere un balletto a teatro e la tenne in braccio fino a farsi venire i crampi perchè lei non voleva saperne di scendere. ''Ero entrata in una favola - dice la grande ballerina -. Ce la devi fare, devi entrare in quel teatro''. In un continuo rimando di ricordi e momenti di commozione, scorrono l'esperienza a 11 anni all' Accademia di Danza a Montecarlo e poi alla Scala. Ecco i grandi nomi del balletto, dal geniale Roland Petit, che la volle al Massimo di Palermo per La Bella Addormentata, a Carla Fracci - ''l' incontro che mi ha cambiato la vita''. E, infine, a 14 anni, l' approdo all' Opera di Parigi. Anni duri e di solitudine sofferta per 'la piccola mafiosa' - così la chiamavano le mamme delle sue giovani colleghe francesi - che trovò nella direttrice Claude Bessy appoggio e rassicurazioni. 

''Quando una è brava è sempre sola'', osserva la mamma. Nel tempio della danza parigino Eleonora è diventata prima ballerina a 23 anni ma la nomina ad ètoile tanto attesa tardava ad arrivare. E allora ecco le esperienze di cinema con Ficarra e Picone, gli incontri con Baglioni e Vasco Rossi, la partecipazione come ospite al Festival di Sanremo. 

Etoile dell' Opèra poi lo è diventata, punto di arrivo di un lavoro durato 30 anni coronato da una commovente serata d' addio. In un cerchio che nel docufilm si chiude con la figlia Julia, anche lei ballerina in erba, che interpreta la madre da ragazzina sulle note del pianoforte suonato da Dardust. ''Faccio la forte ma alla fine non lo sono'', ha ammesso Eleonora Abbagnato asciugandosi una lacrima al termine della proiezione. 

''L' idea di questo lavoro - ha detto il regista Irish Braschi - era raccontare il sogno della bambina che ha raggiunto l' Olimpo della danza. Nessun sogno è impossibile quando c' è questo fuoco''. 

fonte: (Luciano Fioramonti) Redazione ANSA  www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

Mostre: al Museo del Tessuto a Prato "Walter Albini. Il talento, lo stilista" dal 23 marzo - 22 settembre 2024

Dal 23 marzo al 22 settembre 2024, la Fondazione Museo del Tessuto celebra lo stilista Walter Albini con una grande mostra curata da Daniela Degl’Innocenti ed Enrica Morini

Walter Albini. Il talento, lo stilista” vuole offrire una rilettura di tutto il percorso professionale di un protagonista della moda italiana tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, nata da un lungo lavoro di ricerca condotto dalle curatrici allo scopo di delineare un ritratto dello stilista, per molti quasi sconosciuto.

Per la prima volta la mostra affianca a materiali grafici – disegni, bozzetti, schizzi, fotografie, riviste di moda e documenti d’archivio – moltissimi abiti, accessori e tessuti spesso inediti e mai esposti, permettendo così di ricostruire l’intera storia creativa di Albini, dalle prime esperienze come illustratore e disegnatore di moda alle ultime collezioni degli anni Ottanta.

Punto di partenza per la realizzazione del progetto è stata la Collezione Walter Albini del Museo del Tessuto, acquisita grazie a una cospicua donazione di Paolo Rinaldi, collaboratore di Albini, pervenuta tra il 2014 e il 2016: un patrimonio che comprende oltre 1.700 oggetti tra bijou, bozzetti, disegni, fotografie, documenti, libri, abiti e tessuti appartenuti allo stilista, che documentano gli interessi, la creatività e la grande capacità progettuale dello stilista.

Arricchiscono il progetto espositivo anche importanti prestiti provenienti da istituzioni pubbliche come il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’Università di Parma e Palazzo Morando | Costume Moda Immagine di Milano, e dai prestatori privati: Archivio A.N.G.E.L.O., Archivio Nicoletta Canu, Collezione Carla Sozzani – Fondazione Sozzani, Collezione Doris Beretta, Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli, Collezione Francesco Campidori, Collezione Ilaria De Santis, Collezione Massimo Cantini Parrini, Collezione Simona Morini, Collezione Tiziana Vintageafropicks, Collezione Vito De Serio, Madame Pauline Vintage Archivio.

Tra i celebri fotografi che hanno dato accesso ai loro archivi per la mostra e il catalogo si ricordano Maria Vittoria Backhaus, Archivio Alfa Castaldi, Archivio Ballo&Ballo, Fiorenzo Niccoli, Franco Bottino – Archivio Storico Fondazione Fiera Milano, Fondazione Gian Paolo Barbieri, Aldo Liverani.

Fondamentale per l’attività di ricerca è stata la collaborazione con l’Archivio storico Camera Nazionale della Moda Italiana conservato presso l’Università Bocconi di Milano oltre all’importante patrimonio documentario su Walter Albini conservato presso lo CSAC di Parma.

Una grande mostra che attraverso più di 300 oggetti – molti dei quali inediti – tra disegni, fotografie, bijou, tessuti e abiti, racconta oltre un ventennio di produzione di un pioniere assoluto del Made in Italy: stilista, padre nobile del prêt-à-porter e del total look.

La mostra si snoda in tutti gli spazi del museo – su una superficie di oltre 1.000 metri quadrati – e, parallelamente alla carriera da stilista, approfondisce anche altri aspetti dell’estro creativo di Albini, come la passione per il teatro, per il cinema e per il design di interni.

Nella sala delle collezioni storiche al piano terra saranno ripercorsi gli anni della formazione, dagli esordi come disegnatore per riviste di settore alle collezioni unitarie, passando per le collaborazioni con Baldini, Krizia, Billy Ballo, Cadette, Paola Signorini, Princess Luciana, Glans, Annaspina, Cole of California, Ideacomo, Montedoro, Diamant’s, Misterfox, Sportfox, Basile, Callaghan, Escargot (dal 1959 al 1972).

Al piano superiore, le creazioni a marchio WA presentate a Londra, Venezia e Roma tra il 1973 e il 1974, e capi della seconda linea Misterfox.

Infine, nell’ultima sala espositiva del primo piano, trovano spazio gli anni da 1975 al 1983 con l’Alta Moda, le collezioni realizzate in collaborazione con Trell, Mario Ferrari, Lanerossi e Lane Grawitz.

La figura di Walter Albini è stata oggetto di una ricerca puntuale e di uno studio interdisciplinare che hanno potuto avvalersi di documenti archivistici inediti, utili a ricondurla nella cultura del suo tempo – sottolinea Daniela Degl’Innocenti, co-curatrice della mostra. La formazione giovanile di Albini, unita a un eccezionale talento naturale, lo vedono protagonista di quella progettualità che, in parallelo allo specializzarsi dell’industria, gli ha permesso di tracciare le linee guida del prêt-à-porter italiano e di costruire, con l’esperienza, l’immagine dello stilista. Oltre ogni mito, il suo percorso professionale segue i tempi della sua ricerca personale.

Studiare di nuovo Walter Albini dopo quarant’anni è stata un’opportunità straordinaria, di cui sono grata al Museo del Tessuto – dichiara Enrica Morini, co-curatrice della mostra. È stata l’occasione per capire le complessità di un autentico creatore di moda che ha vissuto l’entusiasmo, le fragilità e le contraddizioni di un sistema che sarebbe diventato il Made in Italy, ma che all’epoca stava nascendo e cercando la propria identità. Le risposte sono venute da un approfondito (e lungo) lavoro di ricerca in cui sono stati coinvolti studiosi di diverse specializzazioni che ringrazio per l’impegno, ma soprattutto per la passione con cui hanno affrontato il lavoro del grande stilista.

Walter Albini. Il talento, lo stilista” la cui importanza è attestata dal patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana, si completa con un ricco catalogo edito da Skira, curato da Daniela Degl’Innocenti e Enrica Morini e corredato da contributi che ricostruiscono le sfaccettature della figura di Albini. 

Accanto ai saggi delle curatrici Daniela Degl’Innocenti, storica del tessuto, conservatrice del Museo del Tessuto e Enrica Morini storica della moda, docente all’Università IULM di Milano, il volume raccoglie gli interventi di Paolo Volontè, sociologo, professore associato al Politecnico di Milano; Antonio Mancinelli, giornalista professionista e docente universitario; Margherita Rosina, storica del tessuto e curatrice; Bianca Cappello, storica del gioiello, docente e curatrice di mostre; Samuele Magri, storico della moda e docente universitario; Lucia Miodini, responsabile Sezione Media e Moda, CSAC, Università degli Studi di Parma; Alberto Zanoletti, giornalista di moda e design, docente di Styling alla Naba Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e Roma; Elena Gipponi, ricercatrice in Cinema, Fotografia e Televisione all’Università IULM di Milano; Valentina Garavaglia, storica del teatro e dello spettacolo, professore ordinario presso Università IULM di Milano. Conclude il volume un’appendice documentaria sulle società che hanno interessato il percorso professionale dello stilista, curata da Michela Taloni, ricercatrice in ambito storico.

Hashtag:    #WalterAlbiniMdT

Museo del Tessuto
Via Puccetti 3
59100 Prato (PO)
+39 0574 611503
info@museodeltessuto.it
museodeltessuto@pec.uipservizi.it

fonte articolo e foto: www.museodeltessuto.it

lunedì 4 marzo 2024

Firenze: al Teatro della Pergola "Magnifica presenza" uno spettacolo di Ferzan Ozpetek, dal 5 al 10 marzo

foto Stefania Casellato
Illusione e realtà, sogno e verità, amore e cinismo, cinema, teatro e incanto. Dopo Mine Vaganti, Ferzan Ozpetek torna al teatro con il nuovo adattamento di uno dei suoi successi cinematografici: Magnifica presenza.

Lo spettacolo vede protagonisti Serra Yilmaz nel ruolo di Lea, Tosca D’Aquino come Maria, e Federico Cesari, al suo debutto teatrale, che interpreta Pietro. Completano il potente cast Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella, nei ruoli di personaggi che oscillano tra il reale e l’onirico.

Pietro è un giovane che si trasferisce a Roma con l'ambizione di diventare attore. La sua esistenza nella nuova abitazione romana viene tuttavia turbata da strane presenze, che solo lui può vedere; si tratta di una bizzarra compagnia teatrale con cui poi instaura un rapporto d’amicizia. Compatito dalla cugina Maria, che cerca di guarirlo da queste continue allucinazioni, Pietro tenterà invece di andare a fondo della storia, cercando di capire le ragioni che trattengono nel presente questa sorta di fantasmi.

La trama, che naviga tra il sogno e la realtà, promette di essere un'esperienza teatrale immersiva. Magnifica presenza rappresenta un'opportunità per il pubblico di assistere alla trasposizione teatrale di un film acclamato, evidenziando la capacità di Ozpetek di trasportare le sue storie dallo schermo al palcoscenico con maestria e sensibilità.

Magnifica presen uno spettacolo di Ferzan Ozpetek

con Serra Yilmaz, Tosca D'Aquino, Federico Cesari
e con Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Teatro della Toscana
foto Stefania Casellato
fonte: www.teatrodellatoscana.it

Libri: "La mia vita a passi di danza" di Giuseppe Picone

Nato a Napoli, Giuseppe Picone è entrato giovanissimo alla scuola di ballo del Teatro San Carlo. Lì, infaticabilmente sostenuto dal maggiore dei suoi fratelli, Lello, ha mosso i primi passi di una lunga ed eccezionale carriera, a cominciare dall’importante ruolo affidatogli quando aveva solo dodici anni: quello di Nižinskij fanciullo in un balletto interpretato da Carla Fracci, Vladimir Vasil’ev ed Éric Vu-An, con la regia di Beppe Menegatti. 

Un’esistenza, la sua, da sempre vissuta in nome della danza: ed eccolo raccontare finalmente ai lettori – anche attraverso un ricco repertorio fotografico – la sua formazione, la carriera ultratrentennale trascorsa per buona parte in giro per il mondo (dal Ballet National de Nancy all’English National Ballet, all’American Ballet Theatre), i tanti balletti danzati, gli incontri con i grandi coreografi e con alcuni straordinari compagni di lavoro. 

Ma, con la stessa amabile schiettezza che caratterizza tutto il racconto, Picone non si ritrae dal ricordare anche i momenti travagliati del suo lungo percorso artistico: come quello della lunga degenza a New York che ha messo a repentaglio la sua carriera, o la difficile direzione del corpo di ballo del San Carlo, incarico che ha svolto dal 2016 al 2020. Con queste pagine, una delle nostre étoiles più luminose consegna a tutti gli appassionati un diario di vita che, “a passi di danza”, li affascinerà per la varietà e la verità dei suoi tanti accadimenti, sopra e fuori il palcoscenico. Prefazione di Beppe Menegatti. 

fonte: www.ibs.it

Film Festivals: Marlon Brando Centennial Retrospective Set for Italy’s Torino Film Festival

Italy’s Torino Film Festival will celebrate the centennial of Marlon Brando‘s birth with a 24-title retrospective of films featuring the groundbreaking two-time Oscar winner, known for his naturalistic acting style and rebellious streak. By Nick Vivarelli

The Brando retro will be “the backbone” of the fest, according to its new artistic director, Italian actor/director Giulio Base. Accordingly, an image of Brando – photographed when he was shooting Bernardo Bertolucci’s “Last Tango in Paris” – is featured on the poster for the fest’s upcoming 42nd edition, which will run Nov. 22-30.

Torino is Italy’s preeminent event for young directors and indie cinema, and is where Matteo Garrone and Paolo Sorrentino screened their first works. The festival’s lineup will be announced at a later date. 

“As an actor, Brando has always been my guiding star and I had been wondering for a while – since way before being appointed at Torino – how I would be able to celebrate his work,” Base, who was named Torino chief last July, told Variety.

The Torino Film Festival is run by Italy’s National Film Museum in Turin, a cinematic shrine housed in the iconic Mole Antonelliana domed tower, which is the Northern city’s main landmark. The museum staff has assembled the 24 titles selected by Base and his collaborators amid Brando’s vast filmography.

This includes Fred Zinneman’s 1950 drama “The Men,” the movie in which Brando made his big-screen debut playing a paraplegic war veteran, after having made a splash on on Broadway playing the Stanley Kowalski character in Tennessee Williams’ “A Streetcar Named Desire.” 

A 1950 Variety review somewhat tersely concluded: “Brando, a newcomer from Broadway stage, where he starred in ‘Streetcar Named Desire,’ plays his role realistically, often without sympathy but certainly with a feeling for the part. He is a new type of leading man, and as such must be accepted.”

Other titles selected by Torino to celebrate Brando, who was born in Omaha, Neb., on April 3, 1924, include Elia Kazan’s 1951 film adaptation of “A Streetcar Named Desire”; Joseph L. Mankiewicz’s “Julius Caesar” (1953); Kazan’s “On the Waterfront,” for which Brando won his first Oscar in 1954; Sydney Lumet’s “The Fugitive Kind” (1959); and Brando’s directorial debut “One-Eyed Jacks” (1961), in which he also starred.

Subsequent movies starring Brando set for the Torino retro comprise his unforgettable roles in Francis Ford Coppola’s “The Godfather” (1972) and “Apocalypse Now” (1979); Bertolucci’s “Last Tango in Paris” (1972); Richard Donner’s “Superman” (1978); Euzhan Palcy’s “A Dry White Season” (1989); Jeremy Leven’s “Don Juan De Marco” (1994); and John Frankenheimer and Richard Stanley’s “The Island of Dr. Moreau” (1996). 

fonte: articolo scritto da Nick Vivarelli  https://variety.com

Libri: "I gatti di Shinjuku" di Durian Sukegawa

Tra i bagliori delle notti di Shinjuku, una storia di incontri umani e felini, di vite sghembe e di palpiti di poesia, in un luogo e in un'epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa.

Nel cuore di Shinjuku, a Tokyo, c'è Goldengai, un piccolo quartiere che resiste a grattacieli e speculazione edilizia. E nel cuore di Goldengai c'è un localino stretto e lungo dove si raccolgono i randagi del posto, siano essi gatti o esseri umani. A cominciare da un aspirante sceneggiatore daltonico e una cameriera strabica, misteriosa conoscitrice dei felini della zona. 

Tra i bagliori delle notti di Shinjuku, una storia di incontri umani e felini, di vite sghembe e di palpiti di poesia, in un luogo e in un'epoca – i primi anni Novanta – che riportano a galla una Tokyo ammaliante e ormai scomparsa. «Un romanzo meravigliosamente poetico» («Vormagazin»). 

«La storia d'amore di Durian Sukegawa assomiglia davvero a un gatto: si insinua dolcemente, rivela inaspettatamente artigli affilati, poi silenziosamente scompare» («Münchner Merkur»). A Tokyo, nei primissimi anni Novanta – gli anni della «bolla» immobiliare –, impazzano i procacciatori d'affari e crescono i grattacieli. Non dappertutto, però. Nella zona di Shinjuku ci sono soprattutto alberghi a ore in rovina e gatti. Nel cuore di Shinjuku c'è Goldengai, un gruppo di isolati che risale ai «tempi caotici del dopoguerra», con piú di duecento piccoli bar l'uno accanto all'altro. 

È un mondo di ruderi e lanterne colorate quello in cui si aggira Yama, aspirante sceneggiatore, autore di quiz per la televisione, daltonico. Quando entra per la prima volta al Kalinka, un localino stretto e lungo dove i clienti abituali ingannano il tempo facendo scommesse sui gatti che faranno capolino alla finestra, Yama si ritrova in una «enciclopedia illustrata del genere umano». Gomito a gomito, al bancone bevono un bassista rock, una dominatrice di un club sadomaso, un regista, un «pornoredattore», un ex carcerato, un uomo vestito di paillette. 

Dietro il bancone lavora Yume, che arrostisce spiedini e peperoni. Come molti dei suoi clienti, Yume sembra un po' sfasata: ti guarda con un occhio solo, non sorride mai, e sembra sapere molte cose sui gatti del quartiere. Intrigato dal mistero – dove si incontrano, Yume e i gatti? –, combattuto tra la perenne sensazione di smarrimento e gli impulsi creativi, Yama cerca di trovare una strada che faccia per lui. Lungo il cammino si metterà nei guai col suo datore di lavoro, si cimenterà nella poesia, si lascerà cullare dalle luci di Goldengai. E, proprio quando sentirà sbocciare un fiore dentro di sé, vedrà un luogo magico scivolare via come sabbia, portandosi dietro una ragazza dagli occhi sfuggenti e forse un'intera epoca della vita. 

fonte: www.ibs.it

“Eleonora Abbagnato. Una Stella che Danza” il docufilm in onda su Rai3 e RaiPlay

FLASH NEWS – Eleonora Abbagnato. Una Stella che Danza” di Irish Braschi, su e con Eleonora Abbagnato, e la partecipazione straordinaria al pianoforte di Dardust, andrà in onda su Rai3 in prima serata venerdì 29 marzo 2024 e su RaiPlay. Il documentario sarà proiettato in anteprima al Bif&st di Bari Mercoledì 20 Marzo 2024, alle ore 21:30, al Teatro Piccinni

Una luce illumina una ballerina sul palco. È Eleonora Abbagnato, Etòile dell’Opéra di Parigi. Quella è la sua Soirée d’adieux, il suo ultimo spettacolo nel celebre teatro parigino. Una serata speciale durante la quale emergono nella sua testa i ricordi di quel viaggio artistico durato quasi 30 anni. Un racconto dove quell’ultimo spettacolo e i frammenti dei suoi ricordi si alternano armoniosamente tra di loro, in un gioco di continui rimandi tra presente e passato, tra oggi e ieri, tra live e memoir.

Eleonora Abbagnato. Una Stella che Danza” è prodotto da Matteo Levi con 11 Marzo Film (a.p.a.) in collaborazione con Rai Documentari e con il contributo del Ministero della Cultura.

fonte: https://giornaledelladanza.com

Cultura: morta a 102 anni Iris Apfel, l'icona della moda di New York

Come designer ha ristrutturato la Casa Bianca di nove presidenti 

Iris Apfel, eccentrica icona della moda newyorkese, è morta venerdì a 102 anni.

Lo si legge sul suo account Instagram, sotto una foto di lei vestita con un lungo abito fantasia oro e grandi occhiali neri. Il suo ultimo post è solo di due giorni fa, il 29 febbraio, quando aveva celebrato i suoi "102 anni e mezzo".

La "stellina geriatrica"  del Queens, come amava definirsi, aveva recentemente firmato una collezione per H&M, dopo molteplici collaborazioni tra cui Citroën, Magnum, Happy Calze e Mac. Con 2,9 milioni di follower su Instagram, la fashionista ultracentenaria partecipava ancora ai principali eventi della moda e sfilava ancora sulla sua sedia a rotelle. 

Nata nel 1921 da una famiglia ebrea di New York, Iris Apfel ha studiato storia dell'arte. Designer d'interni, ha partecipato ai lavori di ristrutturazione della Casa Bianca per nove presidenti, da Harry Truman a Bill Clinton. Ha collezionato abiti dei più grandi stilisti del 20mo secolo, che occupavano due piani del suo lussuoso appartamento di Park Avenue e ai quali nel 2005 il Met di New York ha dedicato una retrospettiva.

"Un giorno qualcuno mi ha detto 'non sei carina e non lo sarai mai, ma non importa, hai qualcosa di molto più importante: hai stile'", amava raccontare Iris. Nel 2016, è stata protagonista di una mostra al Bon Marché di Parigi, volto di una campagna pubblicitaria Citroën, nonché di un marchio australiano di prêt-à-porter, Blue Illusion. Nel 2015, dopo 67 anni assieme, ha perso il marito Carl, industriale tessile morto all'età di 100 anni. Appassionata di outfit colorati, Apfel ha invitato le donne ad abbandonare "l'uniforme di collant neri o jeans con maglione, stivaletti e giacca di pelle", tanto che il suo mantra era "osa essere diverso!". 

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

Libri: "100% Walter. Chiari. Biografia di un genio irregolare" di Simone Annicchiarico, Michele Sancisi

Nel centenario dell’attore e autore, nato l’8 marzo 1924, esce la prima completa biografia di Walter Chiari, firmata da Michele Sancisi con la collaborazione del figlio di Chiari, Simone Annicchiarico. Questo libro, ricchissimo di testimonianze e documenti inediti, raccoglie aneddoti sorprendenti e spassosi, facendo al contempo luce su alcuni passaggi controversi della sua vita. 

Nato a Verona da un’umile famiglia pugliese e diventato milanese negli anni Trenta, si è affermato come re della rivista, per poi esordire nel cinema, dove ha interpretato più di cento film. Dagli anni Cinquanta è stato un popolare volto della Tv in storiche trasmissioni come Canzonissima e Studio Uno. 

Ha battuto per decenni record d’incassi del teatro brillante e riempito le pagine della stampa patinata con innumerevoli avventure sentimentali. Campione di stile ed eleganza italiani, Chiari ha vissuto 67 anni a cento all’ora. Tra queste pagine, che accostano il calore e l’intimità dello sguardo familiare al profondo rigore documentaristico, scopriamo anche un uomo timido e romantico, segnato da lati oscuri e dipendenze, al centro di clamorosi episodi giudiziari che ne hanno minato la fama. Un uomo che nonostante tutto ha saputo risollevarsi e tornare sulla cresta dell’onda, grazie all’amore del suo pubblico e a un talento destinato a giungere intatto fino a noi.

MICHELE SANCISI - Walter Chiari era la dimostrazione che si può stare con i piedi per terra e la mente sulla traiettoria stellare di Peter Pan. Lui era la possibilità dell’incredibile, in cui si può, si deve credere. Era la via traversa che non ti viene insegnata né consigliata. Era un dolcissimo cattivo maestro, in un’epoca che si stava popolando di orribili cattivi maestri.

SIMONE ANNICCHIARICO - Tanti ricordi che ho scelto a caso, sull’onda delle mie sensazioni, del mio affetto. Ricordi che magari fanno ridere solo me, ma l’unica è provarci, provare a trasmettere, per iscritto, ciò che davvero è intrasmissibile. Walter non era solo un uomo in carne e ossa, ma anche un fumetto, un’idea, era Errol Flynn mischiato a Jacques Cousteau. I fumetti, gli eroi e le idee non muoiono mai. 

fonte: www.baldinicastoldi.it

lunedì 26 febbraio 2024

Firenze, al Teatro Verdi il musical "Billy Elliot" con Giulio Scarpati e Rossella Brescia. Dal 15 al 17 marzo.

Torna al Teatro Verdi la storia del ballerino che fa sognare intere generazioni di talenti  In scena un cast di 30 straordinari performers, in un allestimento dal respiro internazionale sottolineato dalle musiche pluripremiate di Elton John. Basato sull’omonimo film di Stephen Daldry ( 2000), il musical Billy Elliot ha debuttato nel West End di Londra nel 2005 vincendo ben 4 Laurence Olivier Awards.


Il musical racconta la vicenda appassionante di Billy, ragazzo pieno di talento, pronto a lottare contro chiunque voglia ostacolare il suo unico obiettivo: quello di diventare un ballerino.

“Billy Elliot è un capolavoro, una formula perfetta: una storia di coraggio, volontà, leggerezza, esattamente un paradigma di ciò che servirebbe oggi ad ognuno di noi.  La storia di Billy affonda le proprie radici negli anni 80 del passato millennio ma alcuni temi sono assolutamente coincidenti con istanze dei nostri giorni.  Questo ragazzino- tanto smarrito quanto visionario- con coraggio, volontà e leggerezza, prenderà per mano lo spettatore di ogni età e, tra incanto, ironia e commozione, lo farà volare.”  Massimo Romeo Piparo

Io non voglio un’adolescenza qualunque. Io voglio diventare un ballerino!

Info e Bigletti > QUI

venerdì 15 Marzo 20:45
sabato 16 Marzo 20:45
domenica 17 Marzo 16:45

Adattamento e regia Massimo Romeo Piparo
Produzione PeepArrow - Il Sistina
Musiche Elton John
Organizzatore Antico Teatro Pagliano

fonte: www.teatroverdifirenze.it

Cinema > Nastri D'Argento Documentari 2024, tutti i vincitori

Con il Nastro dell’anno a Mario Martone vincono Kasia Smutniak con "Mur" per il cinema del reale e "Io, noi e Gaber" di Riccardo Milani per Cinema, Spettacolo, Cultura. 

A "Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione", il Premio per il miglior documentario d’Arte. Premi speciali a "Roma, santa e dannata" di Daniele Ciprì, Roberto D’Agostino e Marco Giusti e a "Un altro domani" di Silvio Soldini e Cristiana Mainardi. 

La premiazione stasera, lunedì 26 Febbraio ore 18:00 al Cinema Barberini  

L’opera prima di Kasia Smutniak Mur, viaggio tra Polonia e Bielorussia nel lungo tratto di confine che impedisce il passaggio ai migranti e Io, noi e Gaber di Riccardo Milani, ritratto del ‘Signor G’ tra musica, teatro e quel vibrante impegno intellettuale che ha attraversato tutta la sua vita, sono i film vincitori dei Nastri d’Argento Documentari 2024 assegnati dai Giornalisti Cinematografici italiani. Hanno vinto rispettivamente per il ‘Cinema del Reale’ e nella sezione dedicata a ‘Cinema Spettacolo, Cultura’ nel palmarès di un’edizione che assegna il ‘Nastro dell’anno’ per i Documentari a Mario Martone – per Laggiù qualcuno mi ama, dedicato a Massimo Troisi e Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice.

Premi speciali sono andati a Roma, santa e dannata, il viaggio nelle notti romane di Roberto D’Agostino, Marco Giusti e Daniele Ciprì e al film di Silvio Soldini e Cristiana Mainardi Un altro domani, sulla violenza contro le donne indagata anche attraverso le voci degli uomini.

Completano il palmarès 2024 i riconoscimenti per il Miglior Docufilm, Enigma Rol di Anselma Dell’Olio, indagine sulla figura e gli straordinari poteri del sensitivo torinese che fu vicino a Federico Fellini e, ancora, il Nastro d’Argento alla scrittrice e sceneggiatrice Edith Bruck, sopravvissuta alla deportazione, per Edith, emozionante testimonianza autobiografica sulla Shoah, da un’idea di Giovanna Boursier, con la regia di Michele Mally fortemente voluto su La 7 da Andrea Purgatori in uno degli ultimi numeri del suo Atlantide.

Per la Cultura, oltre il Nastro d’Argento a Monica Bellucci, protagonista dell’anno nei Documentari per l’intensa interpretazione di Maria Callas: Lettere e Memorie, due i Premi speciali assegnati: a Lucio Amelio, film di Nicolangelo Gelormini che celebra il critico e gallerista grande protagonista della vita intellettuale napoletana e a Oceano Canada, affettuoso ‘director’s cut” di Andrea Andermann di un viaggio alla scoperta del rapporto con la natura tanto caro a Ennio Flaiano che ne fu con lui autore e che morì prima di vederne, cinquant’anni fa, la prima messa in onda in un formato televisivo che definiremmo oggi ‘seriale’. Premiato allora proprio dai Nastri d’Argento il film, nella sintesi di oggi, è di nuovo segnalato oggi nelle quattro storie che s’intrecciano nella nuova edizione, rimontata e trasmessa da Rai Cultura dando voce e vita all’ “anima” del Canada, ma non solo.

Una menzione speciale, infine è stata assegnata a Bosco Martese di Fariborz Kamkari, che ricorda il primo scontro in campo aperto della Resistenza italiana contro l’Esercito tedesco: un episodio abruzzese poco noto nella storia di quegli anni che riemerge nel documentario coprodotto da Adriana Chiesa Di Palma con l’Associazione Teramo Nostra guidata da Piero Chiarini – che ogni anno dedica agli Autori della Fotografia il Premio Di Venanzo – ed è appassionata custode della memoria di quell’episodio.

Sul palco del cinema Barberini - partner di quest’edizione - con i vincitori dei Nastri d’Argento anche i finalisti nelle tre ‘cinquine’- 15 film nelle due categorie dedicate al racconto del ‘Reale’, ai film su ‘Cinema, Spettacolo, Cultura’ e all’Arte selezionati tra gli oltre 130 documentari ammessi e i 175 visionati tra i titoli editi nel 2023, proposti dai Festival più importanti o nelle rassegne specializzate e poi usciti in sala o trasmessi su reti o piattaforme televisive. Ed è stato anche annunciato a Roma  anche il Premio Valentina Pedicini in omaggio alla giovane regista prematuramente scomparsa: va al film  About last year scritto, diretto e interpretato da Dunja Lavecchia, Beatrice Surano e Morena Terranova. Presentato con successo - unico film italiano in concorso - alla Settimana della Critica all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, il documentario riceverà il Premio a Palermo, in collaborazione con la sede del Centro Sperimentale di Cinematografia dedicato al documentario e diretto dalla regista e sceneggiatrice Costanza Quatriglio.

“In selezione un panorama di temi, storie e personaggi - ricorda a nome del Direttivo Nazionale Laura Delli Colli, Presidente - che non dimentica il passato ma neanche la Storia recente con uno sguardo particolare all’attualità in un anno drammatico tra migrazioni, guerre, femminicidi, allarme per le mutazioni climatiche e, nel mondo dello Spettacolo e nella Cultura, rivela un’attenzione speciale, con il Cinema, ai protagonisti della musica.

La selezione ufficiale 2024 è stata firmata dal Direttivo Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Italiani (SNGCI): Laura Delli Colli (Presidente), Fulvia Caprara (Vicepresidente), Oscar Cosulich, Maurizio di Rienzo, Susanna Rotunno, Paolo Sommaruga e Stefania Ulivi.

Nastri d'Argento documentari 2024, tutti i premi


> Nastro dell’anno Mario Martone

Laggiù qualcuno mi ama

Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice

> Protagonista dell’anno Monica  Bellucci

Maria Callas: lettere e memorie

> Cinema del Reale

Mur di Kasia Smutniak

> Cinema, Spettacolo, Cultura

Io, noi e Gaber di Riccardo Milani

> Edith Bruck

Edith di Michele Mally

> Cinquina speciale  Arte

Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione di Giovanni Troilo

PREMI SPECIALI

Cinema del Reale

Roma, santa e dannata di Daniele Ciprì, Roberto D’Agostino, Marco Giusti

Un altro domani di Silvio Soldini e Cristiana Mainardi

> Menzione speciale

Bosco Martese di Fariborz Kamkari

> Miglior Docufilm

Enigma Rol di Anselma dell’Olio

> Cultura

Lucio Amelio di Nicolangelo Gelormini

Oceano Canada di Andrea Andermann

> Premio Valentina Pedicini

About last year di Dunja Lavecchia, Beatrice Surano, Morena Terranova

fonte: https://tg24.sky.it

lunedì 19 febbraio 2024

Sport: Jannik Sinner testimonial perfetto per una causa importantissima

Afp - Tennis, Atp Rotterdam: la premiazione di Jannik Sinner. Dodicesimo titolo per l'azzurro, numero 3 al mondo

Il fuoriclasse altoatesino è il volto di una collaborazione che affronta un tema rilevante per la salute pubblica ancora sottostimato

Inarrestabile Jannik Sinner.

Reagisce, agisce, fa pochi errori, porta a casa anche il successo alle Atp di Rotterdam e festeggia l’ingresso nel terzo posto nel ranking mondiale. In Olanda l’azzurro si è aggiudicato il dodicesimo titolo della sua carriera, arrivato dopo la vittoria agli Australian Open. Per lui un inizio 2024 dai risultati eccezionali e un ruolo speciale, da testimonial, per una causa importantissima.

Jannik Sinner è il volto di una collaborazione di lungo periodo che ha l’obiettivo di affrontare un tema rilevante per la salute pubblica e ancora piuttosto sottostimato: la scarsa educazione alla corretta protezione dai raggi UV. Il fuoriclasse altoatesino è stato scelto, infatti, da La Roche-Posay come suo nuovo Global Brand Advocate. 

Giocando all’aperto tutto l’anno, Jannik Sinner è il perfetto “partner in cause” per educare alla fotoprotezione. La collaborazione con il brand, riferimento per i dermatologi in tutto il mondo, creato da un farmacista nel 1975 e presente oggi in oltre 60 Paesi, fa leva sull’expertise pionieristica di La Roche-Posay e Anthelios, la sua iconica gamma di prodotti di protezione solare

Con una grande fanbase che va oltre i soli fan sportivi, il tennista 22enne incarna e abbraccia i valori di autenticità ed eccellenza del marchio, che offre una gamma esclusiva di prodotti skincare quotidiani sviluppati per ogni tipo di pelle. E lui il perfetto “skin life-changer” per sensibilizzare e promuovere l’abbandono di vecchie abitudini sbagliate a favore di un futuro più in salute per tutti i tipi di pelle.

fonte: www.tgcom24.mediaset.it

Libri: "A journey into the style and music of my icons since 1969. The year of the Big Bang" di Frida Giannini

La storia della musica, da Joan Baez e Jimi Hendrix a Madonna e Lady Gaga, come chiave di interpretazione della moda e della società. Secondo Frida Giannini. 

Il libro è un viaggio nel tempo - dal 1969 a oggi, da David Bowie a Rihanna, da Kurt Cobain a Lady Gaga -, un percorso iconografico di suggestioni visuali, confronti, anche inaspettati, e contrapposizioni, di testimonianze e aneddoti. Il '69 è il Big Bang della musica. Woodstock e Space Oddity. 

E il primo uomo sulla Luna. David Bowie come punto di partenza e filo conduttore di un tour tra i palcoscenici, i concerti e i momenti che hanno fatto la storia non solo della musica, ma del costume. Bowie non ha partecipato a Woodstock, ma proprio lì si è ritirato negli ultimi anni della sua vita. 

Frida Giannini, grande appassionata di musica e profonda conoscitrice di David Bowie, vede in lui la perfetta ed eclettica commistione tra sonorità e costume. "A journey into the style and music of my icons since 1969" è la storia della musica e dell'evoluzione della moda, ma anche la storia personale di Frida Giannini: testimonianza della sua curiosità per il rock e il pop, ereditata dallo zio, Daniele Vellani, Dj e collezionista di vinili, che l'ha accompagnata anche professionalmente nelle sue ispirazioni e riferimenti creativi e negli incontri in prima persona con i protagonisti dello show-biz. 

Questo volume fotografico pone l'accento su abiti di scena, acconciature, gesti, scenografie, perché l'evoluzione della musica accompagna l'evoluzione delle mode, dei costumi, della società che cambia e viceversa, in un dialogo di influenze e ispirazioni, epoche e avvenimenti storici.

fonte: www.libreriacortinamilano.it

Cinema >Trionfo Oppenheimer ai Bafta, il film di Nolan vince 7 premi

Christopher Nolan (s) Emma Thomas © ANSA/EPA
Emma Stone miglior attrice, statuette a film di Triet e Glazer

Oppenheimer, il film epico di Christopher Nolan sul padre della creazione della bomba atomica, ha trionfato questa sera a Londra ai Bafta, i massimi premi del cinema anglosassone e indicazione cruciale verso gli Oscar.

Il ritratto di Nolan del genio scientifico, torturato dalla sua creazione della bomba atomica, ha vinto sette riconoscimenti a cominciare dal miglior film, e poi nelle categorie miglior regista, miglior attore (Cillian Murphy) e miglior attore non protagonista (Robert Downey Jr.).

Migliore attrice Emma Stone per Povere Creature! di Yorgos Lanthimos. The Zone of Interest di Jonathan Glazer ha vinto tra l'altro come miglior film inglese e miglior film in lingua non inglese, mentre 20 giorni a Maryupol è il miglior documentario e Il ragazzo e l'airone di Hayao Miyazaki per l'animazione. 

 "Il nostro film - ha detto Nolan per la prima volta premiato ai Bafta in una lunga carriera di film cult - termina con una nota di disperazione drammaticamente necessaria. Ma nel mondo reale, ci sono tante persone e organizzazioni che hanno combattuto a lungo e duramente per ridurre il numero di armi nucleari nel mondo. Negli ultimi tempi, le cose sono andate nella direzione sbagliata. E quindi, accettando questo premio, voglio solo riconoscere i loro sforzi e sottolineare che mostrano la necessità e il potenziale degli sforzi per la pace". 

A meno di un mese dalla notte degli Oscar l'10 marzo, Oppenheimer che è candidato a 13 statuette Academy, alla Royal Hall a Londra ha vinto nella categoria più prestigiosa del miglior film davanti alla Palma d'Oro 2023 Anatomia di una caduta di Justine Triet (a Londra ha vinto il Bafta per la migliore sceneggiatura originale), The Holdovers di Alexander Payne, Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese e "Povere Creature!" di Yorgos Lanthimos. 

fonte: Redazione ANSA  www.ansa.it  RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati

lunedì 12 febbraio 2024

Libri: "Non è normale. Se è violenza non è amore. È reato" di Cathy La Torre

Un “bignami” capace di fornirci gli strumenti necessari per coltivare l’amore senza cercare di compiacere gli altri e annullare noi stessi, e soprattutto per non confonderlo con ciò che è reato. La violenza ha molti volti. Nessuno è accettabile.

Questo libro nasce dall’esigenza di ribadire che non è normale avere il telefono sotto controllo. Non è normale essere bersagliata di messaggi e chiamate da un ex. Non è normale ricevere avance sessuali senza aver dato il consenso. Non è normale subire pressioni su scelte e desideri personali. Insieme a Cathy La Torre impareremo a riconoscere quante e quali sono le (molte) facce della violenza, come fronteggiarle legalmente, a chi rivolgerci e come agire se pensiamo di essere vittime o testimoni di un abuso. 

Cathy La Torre, avvocata, attivista e ora anche saggista, viaggia in lungo e in largo per l'Italia in un'instancabile battaglia per i diritti. Nel 2008 ha fondato il Centro Europeo di Studi sulla Discriminazione ed è stata vicepresidente del Movimento Identità Trans. Nel 2013 ha fondato la rete di avvocati e attivisti Gaylex e nel 2019 è stata premiata come miglior avvocato pro-bono d'Europa.  Ha fondato e dirige lo studio legale Wildside - Human First che si occupa di diritti civili e di diritti nel mondo del digitale. Insegna Diversity and Inclusion e sui social è nota come @Avvocathy.
Ha pubblicato Nessuna causa è persa. Dietro ogni diritto c'è una battaglia (Mondadori 2020), Ci sono cose più importanti. I diritti che non possono più essere rimandati (Mondadori 2022) e Non è normale. Se è violenza non è amore. È reato (Feltrinelli 2024).

fonte: www.ibs.it

Libri: "Nascita di un capolavoro del cinema" di Tom Hanks

La storia di un film d’azione da milioni di dollari e del fumetto che l’ha ispirato. Una vicenda divertente e commovente che racconta anche i cambiamenti della cultura americana dalla Seconda guerra mondiale a oggi.

«È un universo a sé stante, completo di sole, pianeti, stelle infinite. La sua forza di gravità ti attira e la sua esuberanza ricca, stratificata e scoppiettante ti tiene avvinto. Avrei voluto poterlo abitare per sempre.» - Ann Patchett

Lone Butte, 1947. Robby, cinque anni e una spiccata propensione per il disegno, incontra per la prima volta il leggendario zio Bob, appena tornato dalla guerra. Bob arriva in moto, ha l’aria sciupata ma affascinante e per Robby diventa subito un eroe: e lo resta anche quando sparisce, o forse proprio per quello. Oakland, 1971. Robby, diventato un autore di fumetti underground, riceve una lettera dallo zio Bob. Rievocando quello straordinario incontro, ricordando i giornalini che lo zio gli aveva regalato, crea un personaggio plasmato sul giovane veterano. 

È così che nasce La leggenda dell’Incendiario. New Mexico, 2020. Bill Johnson, regista affermato, una passione per il golf e le macchine da scrivere, riscopre per caso il fumetto del 1971 e decide di farne un film di supereroi: Guerriera insonne. 

Da qui in poi il romanzo si sposta a Lone Butte, il paesino di Robby e zio Bob che si rivela un set naturale perfetto, e si accendono tutte le dinamiche che possono fare di un film un trionfo o un disastro, a partire dal materiale umano: entrano in scena OKB, l’attore capriccioso e narciso che deve interpretare l’Incendiario; Wren, antidiva intelligente e sensibile, ovvero Eve la Guerriera, l’eroina che non dorme mai; e una folla di tecnici, attrezzisti, vecchi attori di talento, più due donne eccezionali a cui spetta di far funzionare la macchina, dall’alto e dal basso: Al, la produttrice che per rilassarsi lavora a maglia, e Ynez, promossa sul campo da tassista a prodigiosa factotum. 

Dopo i racconti di Tipi non comuni Tom Hanks torna alla scrittura con una storia che celebra il grande cinema di oggi e di sempre, tra assilli di tempo e denaro e grandiose aspirazioni, raccontando come si fa, come si dovrebbe fare un film. Si ride, si piange, si rievoca la Hollywood di una volta, si leggono i fumetti che sono al cuore della storia (scritti da Hanks e illustrati da R. Sikoryak) e si scivola fuori dalle pagine di questo romanzo con quel misto di gioia indefinita e istantanea nostalgia che ancora ci prende quando usciamo da un cinema e per un istante non sappiamo dove siamo. 

fonte: www.ibs.it

Musica > Michael Jackson da record: Sony compra metà del catalogo

IPA foto da video
Accordo raggiunto con gli eredi della popstar dopo un anno di trattative: transazione di almeno 600 milioni di dollari

Michael Jackson da record: la Sony ha raggiunto un accordo con gli eredi per acquistare la metà del catalogo musicale del cantante, in quella che dovrebbe essere la transazione di maggior valore della storia per il lavoro di un singolo musicista.

L'intero catalogo di Jackson è stato valutato tra 1,2 e 1,5 miliardi di dollari: la transazione avrebbe così un valore di almeno 600 milioni, una cifra da Guinness, anche se inferiore agli 800-900 milioni ipotizzati da Variety un anno fa, quando la trattativa era venuta a galla.

L'accordo, di cui ha dato notizia Billboard, lascerebbe agli eredi di Michael Jackson notevole controllo sul materiale una volta ceduto il 50% delle quote: un punto che fino all'ultimo aveva tenuto in sospeso il negoziato.

La popstar era arrivata prima davanti a Elvis Presley nella classifica Forbes 2023 dei cantanti ricchi passati a miglior vita: tra questi, nel gennaio dell'anno prima, era passata di mano la musica di David Bowie  per 250 milioni.

Il pacchetto per Jackson comprenderebbe, oltre ai testi delle sue canzoni e della musica da lui registrata, anche tracks di altri artisti acquistati dal suo gruppo editoriale MiJac tra cui brani di Ray Charles, Jerry Lee Lewis e Aretha Franklin.

L'interesse è aumentato dallo show di Broadway MJ: The Musical, gli show a tema del Cirque du Soleil e l'imminente biopic Michael di Anton Fuqua, in cui il nipote Jafaar Jackson recita e canta nella parte dello zio.

Jacko è morto nel 2009, a 50 anni, dopo aver venduto oltre 400 milioni di dischi. L'album del 1982 Thriller è ancora uno dei due best seller di tutti i tempi secondo il Guinness World Record. Il re del pop resta popolarissimo sui servizi in streaming con quasi 40 milioni di ascoltatori al mese su Spotify.

La Sony è l'etichetta storica del cantante e già era legata agli eredi da un'intesa da 250 milioni di dollari stipulata nel 2010.

Il record ufficioso per i cataloghi musicali spettava finora a Bruce Springsteen, con circa mezzo miliardo di dollari, seguito da Bob Dylan con 450 milioni, che includono oltre alla musica i testi frutto della creatività del premio Nobel.

Ora sarebbero in trattativa anche i Queen, con una valutazione richiesta di 1,2 miliardi di dollari, al livello o poco al di sotto del catalogo di Jackson.

Vendere il proprio catalogo in passato era considerato un peccato mortale per un musicista, ma con Dylan che nel 2020 aveva dato il via, altri artisti, vecchi e giovani, erano saliti sul treno: tra questi Justin Bieber, che in cambio ha ottenuto 200 milioni di dollari dalla società Hipgnosis Songs Capital, la stessa che ha acquistato i cataloghi di Shakira, Justin Timberlake e Neil Young, quest'ultimo al 50% e con una clausola importante: nulla di quanto da lui composto potrà essere usato in pubblicità. 

fonte: www.tgcom24.mediaset.it  IPA foto da video