sabato 17 aprile 2010

Lgbt, Barack Obama: "Gli ospedali riconosceranno le coppie gay"


Incurante del secco no incassato dai gay italiani in seguito alla sentenza della Corte costituzionale, il mondo civilizzato va avanti ed evolve naturalmente. È di ieri la dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama di voler assicurare alle coppie di omosessuali americani il giusto riconoscimento delle loro unioni. Il progetto di Obama consentirà ai cittadini gay di poter visitare ufficialmente il proprio partner in ospedale e di prendere decisioni fondamentali sulla sua salute. In questo modo, gli ospedali che ricevono sovvenzioni dallo Stato saranno tassativamente obbligati a non discriminare in alcun modo le coppie omosessuali e ad adattare a dovere il proprio regolamento interno.

In seguito alle dichiarazioni del Presidente, immediato è stato il plauso delle organizzazioni gay e lesbiche americane: “La discriminazione tocca ogni aspetto della vita delle lesbiche, dei gay, dei bisessuali e transgender, anche nei momenti di dolore e malattia, quando noi abbiamo maggiormente bisogno di avere chi ci ama accanto" ha dichiarato Joe Solomense, presidente di Human Rights Campaign. Così facendo, gli Stati Uniti si allineerebbero a quegli altri Paesi europei dove l’usurata norma che obbligava i pazienti ad essere assistiti unicamente dai consanguinei (o dai partner eterosessuali) è stata da tempo soppiantata da una regolamentazione più moderna e realista. "Ogni giorno, in tutta l'America, a pazienti viene negata la cura dei loro cari ai gay e le lesbiche americane viene spesso vietato di stare accanto a compagni di una vita, vietato di prendere decisioni in caso che il paziente non sia in grado di farlo" fa sapere Barack Obama nel suo ordine esecutivo.

La decisione del Presidente degli USA è maturata in seguito alla sua telefonata a Janice Langbehn, donna che, dopo 18 anni di convivenza, non ha potuto stare accanto insieme ai loro figli alla compagna Lisa Pond, morta per aneurisma cerebrale: “Sono anni che ripeto che tenere la mano a qualcuno che sta morendo non è un diritto dei gay ma un diritto umano, ed ora il presidente mi chiama e mi dice che 'è d'accordo con me, è una cosa sorprendente”. Italia zero, resto del mondo sempre un passo avanti.
Fonte: repubblica.it

"Meglio un premier gay che leghista" i finiani preferiscono l’orgoglio omosessuale agli alleati del Carroccio


La politica dei "fighetti" di Fini. Ronchi: "Dopo Berlusconi solo Fini"

Roma - Che la destra non sia più la vecchia destra lo dimostra ancora una volta il finiano vicepresidente dei deputati del Pdl, Italo Bocchino. Il quale, punzecchiato da Klaus Davi, in un’intervista ha sentenziato che per lui non ci sarebbe alcun problema se un futuro presidente del Consiglio fosse gay: «Sì a un premier omosessuale se eletto dagli italiani perché sono contrario a qualsiasi forma di discriminazione e se venisse eletto dal popolo avrebbe tutto il diritto di governare il Paese».

Il dna degli ex Msi ed ex An è mutato e sembra lontano mille miglia dall’antico fastidio per i femminielli tradotto nell’uscita di «epurator» Storace che, in una celebre rissa alla Camera nel 1994, gridò: «Quella checca di Paissan mi ha graffiato con le sue unghie laccate di rosso ma io non l’ho toccato: sfido chiunque a trovare le sue impronte sul mio culo...». Avversione parafrasata anche dal collega di partito Stefano Morselli che, nella stessa circostanza, aggiunse ruvido: «Paissan, pederasta, fai bene a farti scortare!». Lontanissimo anche dal Gianfranco Fini del 1998 che dal palco del Maurizio Costanzo Show ammise candido: «Lo so, ora l’intellighenzia mi farà a fettine, ma io la penso così: un maestro elementare dichiaratamente omosessuale non può insegnare». Ma poi, dal leader in persona, arrivarono le correzioni di rotta: «Ho detto solo che ostentare comportamenti gay può dar fastidio» (2005), «Sono disposto a discutere sul tema del riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto» (2006), «Non mi permetterei mai di dire che l’omosessuale è un diverso» (2007), fino all’ufficiale faccia a faccia a Montecitorio tra il presidente della Camera e le varie associazioni omosessuali accompagnate dall’onorevole piddina Paola Concia (Arcigay, Agedo, Famiglie arcobaleno e GayLib).

Ai reduci della Fiamma, quindi, non turba più il «mondo del vizietto» ma il «celodurismo» di Alberto da Giussano. «Favorevole a un premier gay ma non a uno leghista - ha infatti sentenziato tranchant Bocchino -. Come ho più volte detto, il presidente del Consiglio non può rappresentare solo un’area del Paese e un leghista a capo del governo è improbabile per una ragione di “limite territoriale” che la Lega ha: non può governare un intero Paese chi ne rappresenta solo una parte». L’uscita di Bocchino non è andata giù agli alleati del Carroccio che, attraverso il responsabile giustizia Matteo Brigandì, hanno risposto con sarcasmo: «Forse rivendica il posto di premier per sé». La frase contestata invece è musica per le orecchie del presidente onorario di Arcigay, Franco Grillini: «Non possiamo che essere d’accordo perché un gay governerebbe nell’interesse di tutti mentre un leghista spaccherebbe l’Italia in due».

Insomma, la nuova destra dimostra che salirebbe più volentieri sul carro di un gay pride piuttosto che sul Carroccio. Anche perché, parole di Bocchino: «La Lega non può essere il partito traino della coalizione, rappresenta un terzo del territorio e ha problemi di credibilità internazionale, tipici di tutti i partiti politici limitati in una parte di territorio e identitari. Un partito che fa leva inevitabilmente sull’egoismo».
fonte ilgiornale di Francesco Cramer, in foto Italo Bocchino

12-13 Maggio 2010 Io sono, Io scorro Identità trans, lesbica e gay in Italia


http://iosonoioscorro.blogspot.com/
>Scarica e spedisci (iosono.ioscorro@gmail.com) la scheda di iscrizione!(segnala se per 1 o 2 giornate. p.s. La precedenza di iscrizione verrà data a chi si iscriverà ad entrambe le giornate)
Programma convegno
12-13 Maggio 2010
Io sono, Io scorro
Identità trans, lesbica e gay in Italia
Facoltà di Psicologia, Università “Sapienza” Roma
Aula Magna
via dei Marsi 78
iosono.ioscorro@gmail.com

In altri paesi, i temi trattati da questo convegno sono oggetto di studi approfonditi nelle università e di dibattiti culturali di alto livello sui giornali e in televisione. Non è così in Italia, dove ci sembra essere una gran confusione. Le rappresentazioni sociali dell’omosessualità e del transessualismo sono spesso sovrapposte, deformate, spettacolarizzate. Il risultato è il fallimento di quel processo democratico che dovrebbe portare alla vera uguaglianza per i cittadini in tema di diritti e promuovere una convivenza in cui possano esprimersi liberamente le identità e le sessualità delle persone.

Il convegno vuole prima di tutto informare. Le due giornate hanno entrambe una parte introduttiva in cui si cercherà di delineare il profilo culturale, storico e sociale di omosessualità e transessualismo, così come il rapporto complesso che hanno avuto e hanno con la psicoanalisi e la psichiatria. Sarà data particolare importanza alle teorie più recenti e ai nuovi indirizzi di studio (lesbian, gay, queer, gender studies) che in Italia ancora non trovano, ma immaginiamo e speriamo troveranno sempre di più, l’adeguato spazio in ambito universitario.

Si proseguirà poi affrontando questioni attuali ed emergenti come l’omofobia e la genitorialità lesbica e gay nella prima giornata, il transessualismo in età evolutiva e la transfobia nella seconda.

La struttura del convegno è pensata in un’ottica trasversale-partecipativa, per promuovere un dialogo che spesso manca, in cui gli interventi di docenti e esponenti di realtà culturali e sociali del nostro paese saranno affiancati da interventi di dibattito e presentazione di contributi da parte di giovani psicologhe e psicologi.

Chi interviene

12 Maggio: Omosessualità nella storia, nella cultura e attraverso le teorie
Chair: Concita DE GREGORIO

9.00-9.45: Saluti della preside Maria D'ALESSIO, del vicepresidente dell'Ordine degli Psicologi del Lazio Paolo CRUCIANI.
9.45-10.15: “Rapporto fra omosessualità e psichiatria” (Margherita GRAGLIA)
10.15-10.45: “Omofobia, minority stress e terapie riparative” (Vittorio LINGIARDI)
10.45-11.15: “Una questione di diritti. Panorama europeo e situazione legislativa italiana” (Francesco BILOTTA)
11.15-11.30: Coffee Break
11.30-13.00: Proiezione lungometraggio: Improvvisamente l'inverno scorso
13.00-13.30: Dibattito
13.30-14.30: Pranzo
14.30-15.00: “Lesbiche e gay...una storia culturale” (Francesco GNERRE)
15.00-15.30: “Nuove teorie: queer e gender studies” (Monica PASQUINO)
15.30-16.30: Spazio Call for papers
16.30-16.45: Coffee Break
16.45-17.15: “Genitorialità lesbica e gay” (Chiara LALLI)
17.15-17.30: “Una ricerca sulla genitorialità” (Roberto BAIOCCO)
17.30-18.30: Dibattito


13 Maggio: Identità fuori norma: transessualismo e transfobia
Chair: Anna Rita RAVENNA

9.30-10: “Transessualismi" (Porpora MARCASCIANO)
10.00-11.30: Tavola rotonda: “L’esperienza romana e il SAIFIP” (Luca CHIANURA); l'aspetto giuridico (Nicola COCO) e medico (Aldo FELICI, Ferdinando VALENTINI)
11.30-11.45: Coffee Break
11.45-13.00 Lectio Magistralis: Gender Identity Disorder, Gender Incongruence and Diversity: "What's in a name" (Domenico DI CEGLIE)
13.00-13.30: Dibattito
13.30-14.15: Pranzo
14.15-14.35: "L'importanza del confronto con le diverse realtà internazionali: evoluzioni del Servizio per il Sostegno all'Identità di Genere" (Maddalena MOSCONI)
14.35-15.45: Spazio Call for papers
15.45-16.45: Tavola rotonda con le associazioni: Libellula, MIT, Di'Gay Project, Arcigay, Arcilesbica, MarioMieli, CGIL, Agedo.
16.45-17.00: Coffee Break
17.00-18.00: Tavola rotonda coordinata da Giovanni ANVERSA: L'esperienza sul proprio corpo.
18-19: Dibattito e Chiusura
fonte iosonoioscorro

RICERCA, STAMINALI CONTRO L'HIV


Il trasferimento di DNA antivirale alle cellule immunitarie dovrebbe consentire di ripristinare gran parte del sistema immunitario del paziente

Una nuova terapia con cellule staminali che consente al sistema immunitario di recuperare la capacità intrinseca di combattere contro l'HIV potrebbe rappresentare una strategia efficace contro l'infezione nei casi in cui i farmaci antivirali non sono più efficaci per la scarsa compliance da parte dei pazienti associata alla capacità del virus di mutare facilmente.

Questa nuova strategia terapeutica è stata illustrata alla sessione primaverile della Society for General Microbiology in corso a Edimburgo,da Ben Berkhout dell'Università di Amsterdam che da tempo sta studiando una nuova terapia genica che ha effetti a lungo termine anche dopo un singolo trattamento.

La terapia prevede l'estrazione e la purificazione di cellule staminali estratte dal midollo osseo del paziente. Il DNA antivirale viene trasferito alle cellule in vitro, che successivamente vengono reiniettate nell'organismo. Questo DNA codifica per piccole molecole di RNA che sono l'immagine speculare dei geni virali usati dall'HIV per infettare la cellula ospite. Queste circolano nell'organismo insieme al sistema immunitario finché incontrano i geni virali a cui si possono legare inibendo l'espressione di componenti virali chiave, secondo il meccanismo noto come interferenza a RNA.

Il trasferimento del DNA antivirale alle cellule immunitarie, in definitiva, dovrebbe consentire di ripristinare gran parte del sistema immunitario del paziente.

"Le cellule staminali sono i modelli che replicandosi continuamente producono tutte le altre cellule immunitarie. Ingegnerizzando le cellule staminali, il DNA antivirale viene ereditato da tutte le cellule immunitarie nate da esse”, ha continuato Berkhout, che ritiene di poter cominciare a breve i trial clinici della terapia. “Finora i risultati più promettenti sono stati ottenuti in laboratorio e ora stiamo verificando il profilo di sicurezza e di efficacia nella fase pre-clinica con modelli murini”, ha concluso Berkhout. (fc)
fonte gaynews

venerdì 16 aprile 2010

Libri, La storia di Giovanni e Margherita. Il modo di formazione del pensiero di Marra Alfonso L.


In questo volume viene descritto, dove è stato possibile in forma narrativa, il modo in cui, mediante le “forme del conoscere”, elaboriamo il nostro sapere e giungiamo alla comprensione delle cose, o veniamo pervasi dall’amore o vinti dal vizio; il concetto di tempo; la non dialogicità sessuale e non orgasmicità femminile quali effetti delle politiche del potere economico per inibire il confronto; la spiegazione di cos’è l’intelligenza, la psicosi cronica e la schizofrenia.
Questa teoria sul “modo di formazione del pensiero” non ha bisogno di verifiche perché scritta in stile “autodimostrativo”, cioé dimostrata dalle parole stesse con le quali è svolta, ovvero assolutamente ovvia e formulata in maniera lucidissima.

Un capitolo del libro è dedicato al signoraggio bancario, un argomento trattato con molto interesse dall’avvocato Marra nel corso della sua attività e che lo ha portato a fondare l’associazione “FermiamoLeBanche&LeTasse”. Per signoraggio si intende il profitto che nasce dalla differenza tra il valore nominale della moneta (cioè il valore numerico scritto sopra) e i costi sostenuti per produrla. Tale profitto lo prende chi emette moneta, ovvero la Banca d’Italia o la Banca Centrale Europea, che sono banche private.
Titolo: La storia di Giovanni e Margherita. Il modo di formazione del pensiero
Autore: Marra Alfonso L.
Genere Psicologia
Editore: Omogeneitas
Prezzo: € 12.00 fonte webster

INTERVISTE LGBT, LUXURIA E IL CAMBIO DI SESSO «È UN MOMENTO PESANTE»


ROMA — Vladimir Luxuria, senta: è vera la storia che gira?
«Lei vuol sapere se sono stata a Casablanca, giusto?».

La curiosità è questa.
«Sì, sono stata a Casablanca».

E c’è stata per operarsi e cambiare sesso?
«Beh...».

Beh, che significa?
«Vede, io in Marocco potrei esserci stata anche solo per prendere un po’ di sole e farmi una bella vacanza».

Ma non è stata una vacanza.
«Lei è molto delicato, con i suoi giri di parole. Però io voglio seguire il consiglio dello psicologo che mi segue in questo percorso di, come dire? transito...».

Che consiglio le ha dato?
«Di non farmi condizionare dalle interviste. Del resto, lei comprenderà facilmente che il peso di certi momenti è tale da mettere in cima ai pensieri solo ed esclusivamente il proprio stato d’animo».

Lei è anche un personaggio pubblico e...
«Lei crede che la stima delle persone dipenda da quello che ho, o che non ho più, sotto le mutande? ».

A tradirla, se così si può dire, è stata Mara Keplero, la sua amica trans.
«Già, e certo non le porto rancore. Era destino che se ne accorgesse ».

Destino, scusi, in che senso?
«Mi fa una sorpresa e viene a trovarmi a casa.... Sale, entra e lì, proprio lì, sul tavolo, cosa vede? Eh? Vediamo se indovina?».

Santo cielo, Vladimir: cosa vede?
«Il cedolino del biglietto aereo. Casablanca-Roma della Royal Air Maroc. A quel punto, le è sembrato tutto piuttosto chiaro».

Sapeva della sua scelta?
«Mi ero confidata con lei qualche tempo fa, sapeva quale fosse il mio progetto. Del resto, come le spiegavo prima, si tratta di un percorso lungo, anche se...».

Continui.
«Di fatto, mentalmente, nel momento in cui senti il desiderio di compiere un simile passo...».

Di non essere più maschio...
«Ecco, appunto, è in quel preciso momento che tu, in qualche modo, sei già dall’altra parte, sei un’altra persona... non so come dire...».

È stata chiara. Piuttosto, ne ha mai parlato con i suoi ex colleghi parlamentari?
«Sì, con qualcuno di loro mi ero confidata e devo dire di aver trovato non solo grande affetto e solidarietà, ma anche concrete testimonianze di disponibilità, di aiuto ».

Ne ha parlato anche con Fausto Bertinotti?
«Mmhhmmm... scusi, cosa c’entra Bertinotti?».

È stato il suo leader, è lui che la portò alla Camera come deputata, no?
«Vuol sapere cosa pensa di questa mia decisione Fausto? Mah, io credo che le persone intelligenti ti giudichino da un organo che non si può asportare».

Sarebbe?
«Il cervello».

Già, certo. E adesso?
«Vuole altre novità? Credo di cambiare nome».

Questa è un’altra piccola notizia.
«Da Vladimir, in Vladi. Non trova sia molto più chic?».

È un altro taglio con il passato.
«Sì... e poi quel Vladimir era troppo, ma davvero troppo bolscevico».

(Vladi Luxuria — 44 anni, foggiana, una laurea in Lingue e letterature straniere, ex parlamentare di Rifondazione comunista, ex direttore artistico di Muccassassina, transgender e poi, per un breve periodo, prostituta per pagarsi l’affitto—ora è nella sua bella casa di proprietà al Pigneto, una zona di tendenza, tra la ferrovia e le mura Aureliane. Pareti rosa e mobili celesti. In un angolo, la valigia ancora aperta. «Sto per ripartire, vado a Milano». Dal 20 aprile, sarà in scena al teatro Parenti, con un testo di Giuseppe Patroni Griffi. Titolo eloquente: «Persone naturali e strafottenti». Vladi interpreta una trans napoletana, Maria Callàs, il cui sogno — appunto— è quello di diventare donna).
fonte Il Corriere della Sera

Colin Farrell: parla contro l’omofobia


Colin Farrel ha parlato contro l’omofobia e il bullismo verso gli omosessuali.
L’attore, ha già rivelato in passato che suo fratello maggiore è gay, ha partecipato ad una campagna di una organizzazione irlandese per finire con questo genere di oppressione.

Farrell ha detto: “Non mi ricordo molto degli anni nei quali mio fratello Eamon avrebbe sofferto per abusi fisici ed emotivi. Ero molto piccolo. La cosa che ricordo, letteralemte, è del sangue sulla sua camicia di scuola quando tornava a casa al pomeriggio. I pestaggi e gli insulti erano molto frequenti nei suoi riguardi ed erano una parte costante durante i suoi anni nel periodo scolastico.

Ha aggiunto: “Le persone hanno spesso paura della diversità. Pensano che qualsiasi cosa che possa causare paura dovrebbe essere allontanata. Fin da giovane mi faceva spesso ridere con intelligenza e arguzia, mi ha ispirato per essere forte come e buono come lui.

“Molti studenti della sua scuola però ne avevano paura. Per loro doveva essere allontanato. Allora non lo capivo e tutt’ora non lo capisco.”
fonte gossipario

Raimondo Vianello addio, era il signore della tv


Con la moglie Sandra Mondaini è stato tra i protagonisti del piccolo schermo

Raimondo Vianello addio, era il signore della tv
MILANO - Sara' allestita oggi negli studi televisivi di Mediaset a Cologno Monzese la camera ardente per accogliere il feretro di Raimondo Vianello, morto stamattina all'ospedale San Raffaele di Milano. Restera' aperta dalle 11 alle 20.
''E' un'iniziativa che apprezziamo molto, Mediaset e' la nostra seconda casa'', ha commentato Sandra Mondaini.

ROMA - Con Raimondo Vianello, classe 1922, scompare una storica figura della tv italiana, che con la moglie Sandra Mondaini è stato tra i protagonisti del piccolo schermo. Avrebbe compiuto 88 anni a maggio.

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa la notizia, ha inviato un messaggio in cui esprime la sua vicinanza ricordando il popolare attore.

Sandra Mondaini e' stata con lui per tutta la vita e lo ha accompagnato anche nel suo ultimo istante quando alle 6:52 di questa mattina è morto all'ospedale San Raffaele di Milano, dov'era ricoverato dallo scorso 4 aprile. Lo riportano fonti ospedaliere, spiegando anche che è stato un progressivo aggravarsi dello stato di salute generale a portare alla morte del celebre conduttore. La salma di Vianello si trova al servizio mortuario del San Raffaele e non è visitabile, in quanto per l'ospedale non è possibile allestire una camera ardente.

Dopo le esequie, la salma verrà trasferita a Roma, per essere interrata nella tomba di famiglia al cimitero del Verano.

Raimondo Vianello verrà ricordato come uno dei padri fondatori del varietà televisivo italiano, accanto ai suoi grandi colleghi, come Mike Bongiorno, Enzo Tortora e Pippo Baudo; ed anche come uno dei protagonisti della Commedia all'italiana (insieme a Ugo Tognazzi, con cui ha spesso lavorato in coppia). Era nato a Roma il 7 maggio 1922.

Il padre, ammiraglio, lo voleva diplomatico e con quella prospettiva il giovane Raimondo si laureò in giurisprudenza. Ma poi di quel prestigioso mestiere gli restarono solo il portamento signorile e i modi affabili. A seguito della sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana nel 1945 è detenuto nel campo di concentramento alleato di Coltano, assieme ad altri personaggi noti: il poeta americano Ezra Pound, gli attori Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, l'olimpionico di marcia Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce ed il politico Mirko Tremaglia. Poco dopo insieme al fratello Roberto, è atleta e dirigente del Centro Nazionale Sportivo Fiamma. E' allorta che - quasi per caso - debutta in teatro.

I suoi pigmalioni sono due giovani autori, la cui ditta diverrà con gli anni sinonimo di commedia musicale: Garinei e Giovannini. Vianello partecipa, a titolo di puro divertimento, al loro 'Cantachiaro N°2' ed entra così nel mondo dello spettacolo. Da allora la sua carriera è costantemente in ascesa. Colleghi e spettatori apprezzano il suo umorismo elegante, mai volgare, quasi distaccato.

Mai Raimondo Vianello cade in un una battuta volgare o si permette una caduta di gusto. Prima è una spalla di grande affidabilità in palcoscenico accanto Wanda Osiris, Erminio Macario, Carlo Dapporto e Gino Bramieri; poi diventa uno degli attori più amati, in particolare, quando lavora a fianco di Ugo Tognazzi, con cui oltre a molti film, firma il programma 'Un, due, tre', uno dei programmi di maggior successo nella tv degli anni Cinquanta.

Nel 1959 conosce Sandra Mondaini; tre anni dopo la sposa, formando una delle più inossidabili e riuscite coppie dello spettacolo italiano. Non avranno figli, ma insieme adotteranno un'intera famiglia di filippini. Insieme attraverseranno da protagonisti tutte le evoluzioni della televisione italiana. Soprattutto da quando nel 1982 accettano un contratto in esclusiva con Silvio Berlusconi e le sue reti Finivest ancora in via di sviluppo.

E' allora che grazie allo stile e alla perfetta intesa fra i due attori nasce Casa Vianello, una delle più popolari e longeve situation-comedy italiane. E indimenticabile rimane la chiusa finale di tutte le puntate, che ritrae la coppia a letto prima di addormentarsi, con lui che legge il giornale sportivo, mentre lei si agita sotto le coperte inanellando una sfila di lamentele.

Appassionato di calcio, Vianello nel 1992 acquista nuova popolarità con la conduzione di Pressing, programma di commento al campionato di calcio di Italia 1, che condurrà per otto stagioni, guadagnado anche il Telegatto '92, quale migliore programma sportivo dell'anno. Divenuto ormai un'icona del 'buon presentatore', sempre capace di creare un'atmosfera cordiale e piacevole, Raimondo viene chiamato nel 1998 dalla Rai (col consenso straordinario di Mediaset) a presentare il Festival di Sanremo. Ed è sul palco di Sanremo che nel 2008 fa una delle sue ultime apparizioni tv.
fonte ansa

giovedì 15 aprile 2010

COMUNICATO STAMPA CONGRESSO ITALIANO TRANSGENDER TRANSESSUALI ED INTERSESSUATI


Si è concluso domenica 11 aprile a Livorno alle ore 16.30 il Congresso Transgender Transessuali Intersessuali che si è svolto in un clima di sereno e di profondo dialogo nella ricerca di nuove modalità di approccio e di rivendicazione per l’affermazione dei diritti delle persone a partire dai diritti negati a coloro che sono collocate socialmente ai margini da una cultura stereotipata.

Sono stati affrontati i temi relativi al percorso medico giuridico della transizione, ai rapporti con i media e le altre associazioni del movimento LGBTIQ.

E’ stato affrontato il tema del “diritto al lavoro”, non come una pretesa di parte o lobbistica, ma come la rivendicazione per ciascun individuo del proprio diritto ad una dignità come sancito dalla nostra Costituzione.

Il Congresso ha affermato la volontà di fare fronte comune con tutto il movimento, nella prospettiva di un sempre più ampio coinvolgimento di tutte le persone, per l’emancipazione sociale collettiva, nella prospettiva di una società capace di cogliere nella diversità la ricchezza e di comprendere che ciascun individuo ha il diritto di vivere normalmente la propria esistenza.

Il Congresso ha affermato la necessità di stabilire un nuovo rapporto collaborativo e propositivo con le Istituzioni tutte, poiché noi ribadiamo di essere parte integrante della società e la nostra ferma volontà di avere la piena possibilità di dare il nostro contributo. Di conseguenza chiediamo che la dimensione delle pari opportunità sia prassi fattiva.

La nostra intenzione è che le nostre proposte siano condivise, non solo dalla società civile, ma che rappresentino un momento di coesione con tutte le realtà associative che operano ed hanno interesse nel ambito delle identità di genere.

E’ stata eletta come “portavoce” Fabianna Tozzi Daneri, la quale sarà supportata ed affiancata da un comitato, composto da Alessandro Comeni, Simona Pisano, Martina Maimonte, Darianna Saccomani.
fonte transgenere

Lgbt, A Roma terminato il primo corso dei dipendenti comunali contro l’omofobia.


Un aggiornamento sulle norme vigenti ma anche imparare come interagire nel migliore dei modi con chi ha un diverso orientamento sessuale e combattere, fin dalla pubblica amministrazione, qualunque rischio di omofobia. Questo l’obiettivo del primo corso diretto ai dipendenti comunali iniziato a febbraio e che si e’ concluso oggi. A partecipare ai sei moduli sono stati 21 dipendenti dell’ anagrafe comunale che hanno preso parte a un esperimento che rappresenta il primo esempio in Italia. Il corso nasce da un’ esigenza espressa all’interno del tavolo glbt (gay,lesbiche, bisessuali e transessuali) costituito in seno al XVII dipartimento, quello della comunicazione.
L’assessore comunale alle Politiche Culturali Umberto Croppi, che ne detiene la delega, ha spiegato che ’sono gia’ arrivate richieste da parte di altre citta’ italiane ma anche europee che vogliono adottare questo nostro modello. Inoltre, vista la buona risposta, pensiamo di estendere questo metodo anche ad altri temi come per esempio il rapporto con chi ha un diverso orientamento religioso’.
Il costo del primo corso e’ stato di 2mila euro, solo spese burocratiche. ‘Abbiamo ottenuto – ha continuato Croppi – l’appoggio del ministero per le Pari Opportunita’ e a maggio avremo un incontro per verificare come andare avanti in questo esperimento’.
fonte gaynews24

Il Comune di Bolzano a favore di "Linea lesbica" e il vescovo si schiera per le coppie di fatto gay


Un passo avanti verso la serenità delle donne lesbiche. Così il Comune di Bolzano ha deciso l’approvazione di un protocollo di intesa con l’associazione Centaurus per trasferire “Linea lesbica” negli uffici di piazza Parrocchia che ospita il Centro delle Donne. Non tutto è filato liscio durante la discussione nell’aula consiliare ma, grazie ad una buona mediazione della Verde Trincanato, le cose sono tornate a posto. A dichiararsi inizialmente contrari, manco a dirlo, quelli dell’Udc e qualche esponente dell’Svp che, a loro dire, non ritenevano prioritaria la questione, come se i problemi delle lesbiche non fossero problemi di tutta la comunità bolzanina. Ma, alla fine, la ragione ha avuto la meglio.

Linea lesbica è attiva da sette anni offrendo consulenza a donne e ragazze che dovevano vedersela con la propria sessualità; che avevano problemi di ordine pratico, medico, sociale, giuridico, terapeutico. Un lavoro enorme e lodevole che il Comune ha riconosciuto come valore per tutta la città. Così sarà proprio il Comune ad aiutare Linea lesbica accollandosi le spese vive della gestione della nuova sede. Nel nuovo centro sono già attive altre tre associazioni: Donne Nissà, Girls Power e Rete donne.

Restando nella stessa città, il vescovo di Bolzano-Bressanone Karl Golser, ospite di Lilli Gruber su La 7 si è parecchio smarcato sul pensiero dominante all’interno delle istituzioni ecclesiastiche. Di certo non è il solo, ma fa bene alla democrazia e al dialogo trovare uomini di chiesa così illuminati. Golser, prendendo spunto dai recenti e ancora non sopiti scandali pedofili che hanno investito con furia il Vaticano, ha detto che il celibato dei preti non è un dogma e quindi di possibile discussione.
Proprio come il teologo Hans Kung che da alcuni anni si trova sempre più spesso in contrapposizione con la linea guida del Vaticano e dei vescovi, il vescovo Golser, anche se on toni molto più pacati, traccia delle linee immaginarie molto “progressiste” che Oltretevere vengono ancora viste con poca simpatia e sintonia, anche se sono in molti ad affermare che quella di Golser è una voce ascoltata.

Alla vigilia della sua nomina a guida della chiesa altoatesina, pur ribadendo la sacralità del matrimonio destinato a coppie di sesso opposto, aveva affermato che gli omosessuali necessitavano di una qualche tutela giuridica in materia di coppie di fatto. Una volontà del dialogo quella del prelato che non si è spenta neppure in questi tempi di travagliato tormento per la chiesa cattolica.
fonte queerblog

mercoledì 14 aprile 2010

Lgbt, Concia (Pd): Pronuncia Consulta non vieta matrimoni gay, il testimone passa al Parlamento, lavoriamo senza pregiudizi


Roma, 14 apr. (Apcom) - "La Corte Costituzionale, nella pronuncia di oggi con cui ha rigettato i ricorsi in tema di matrimoni gay, ha affermato un principio di fondamentale importanza: la Consulta ha stabilito senza possibilità di equivoco che la Costituzione italiana non vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso". Lo dichiara in una nota Anna Paola Concia, deputata del Partito Democratico.

"Fermo restando che aspettiamo di leggere nel dettaglio le motivazioni della Corte - prosegue - questa pronuncia deve ora diventare la pietra miliare da cui ripartire nell'attività legislativa. La Corte, infatti, nel riconoscere la potestà del legislatore sull'argomento, ha passato la palla ai corpi legislativi, che non possono più eludere la questione".

"Alle Camere - conclude Concia - sono già 5 le proposte di regolamentazione delle unioni omosessuali, tre delle quali presentate da me. Mi appello a tutti i colleghi parlamentari affinché, sotto lo stimolo e il pungolo della Corte, si calendarizzi la discussione e si cominci a lavorare per il riconoscimento dei diritti di tantissimi cittadini, avendo l'intelligenza e il cuore per affrontare la questione senza pregiudizi ideologici".
fonte apcom

Tesi Lgbt, IL PREMIO MARIA BAIOCCHI GIUNGE ALLA SUA VI EDIZIONE


Il Premio “Maria Baiocchi” per le migliori tesi di laurea e post-laurea in “gender studies” è arrivato alla sua VI edizione ed è l’unico esempio in Italia di cerniera tra movimento LGBT e ricerca accademica. Il suo presupposto è che la ricerca sulle identità di genere e sugli orientamenti sessuali costituisca un potenziale innovativo in tutti i campi del sapere e, al tempo stesso, che la ricerca sia un elemento di crescita culturale e civile ad ogni livello.

L’iniziativa del Premio intende censire e raccogliere ma, soprattutto, incoraggiare e valorizzare i lavori “LGBT” che vengono realizzati negli atenei italiani:

Le classi di concorso e i rispettivi premi:

* 1 premo di € 1000 per la migliore tesi di laurea di I° livello;
* 1 premio di € 1000 per la migliore tesi di laurea di II° livello;
* 1 borsa di studio di € 2500 per la migliore tesi di master o di dottorato di ricerca.

Possono partecipare giovani studiosi laureatisi sui temi dell’orientamento sessuale gay, lesbico, bi- e trans-sessuale, in campo umanistico (storico, giuridico e sociale), economico, medico e psicologico, e in particolare:

* alla prima classe di concorso (I livello) chiunque abbia discusso una tesi di laurea triennale, dall’anno accademico 2007/2008, presso università italiane o presso sedi italiane di università straniere/internazionali con sedi in Italia;
* alla seconda classe di concorso (II livello) chi abbia discusso una tesi di laurea specialistica, magistrale o vecchio ordinamento, dall’anno accademico 2007/2008, presso università italiane o presso sedi italiane di università straniere/internazionali con sedi in Italia;
* alla terza classe di concorso (Ricerca) chi abbia discusso una tesi di master (I° o II° livello) o dottorato di ricerca, senza limitazioni temporali, presso università italiane o straniere oppure presso sedi italiane di università straniere/internazionali con sedi in Italia.

Non può essere ammesso con la stessa tesi, chi abbia già partecipato alle precedenti edizioni del Premio “Maria Baiocchi”

Le tesi dovranno pervenire alla sede dell’associazione – DGP, Via Costantino, 82 00145 Roma – sia in formato cartaceo (rilegato) in duplice copia, sia in formato digitale (word/pdf) entro e non oltre la data del 31 maggio 2010, con l’indicazione sul plico «concorso lgbt studies».

Il premio ha i patrocini della Presidenza della Regione Lazio, dell' Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma, dell'Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, nonché del Municipio XI.
Per informazioni:
06.5134741
premiotesi@digayproject.org
fonte digayproject

Diritti Lgbt, La Corte Costituzionale ungherese conferma le unioni civili tra persone dello stesso sesso


Nel paese dell’Europa centrorientale è stata confermata dalla Corte Costituzionale la legge approvata il 23 marzo scorso riguardante le unioni civili registrate tra persone dello stesso sesso.

Contro questa legge, che allinea Budapest e il resto della nazione alla legislazione di quasi tutto il continente in materia di diritti LGBT, erano state sollevate nove petizioni sfavorevoli dalle forze di stampo conservativo – tra cui si annoverano il Partito Popolare Democratico Cristiano, il Forum Pro Life, la Società dei Medici Cristiani Ungheresi e rappresentanti della Chiesa della Fede – secondo cui questo nuovo pacchetto di norme minava il fondamento del matrimonio, discriminava le persone eterosessuali, violava la moralità e offendeva i bambini, oltre ad altre argomentazioni negative. Tesi che sono state completamente rigettate dall’organo di stato ungherese.

Grazie a questa nuova normativa, le coppie dello stesso sesso potranno godere della maggior parte dei diritti che spettano alle coppie sposate con il tradizionale matrimonio, compreso quello di usare il cognome del coniuge. Non potranno ancora accedere, invece, all’adozione di bambini e alla tecnica della riproduzione assistita. Il dibattito su una legge che tutelasse i diritti in materia di partenariato LGBT era in corso da anni nel paese dell’ex blocco sovietico. Già nel 2008 una proposta simile era stata bocciata dal Parlamento, salvo poi essere modificata ed approvata solo due anni dopo.
fonte news.pinkpaper

martedì 13 aprile 2010

Lgbt, L'Europa dice sì all'identità di genere. "Avvenire" furioso"


Una raccomandazione approvata dal comitato dei ministri di Strasburgo sollecita misure volte a combattere discriminazioni fondate sull'identità di genere e sull'orientamento sessuale. "Questo cozza con il Trattato di Lisbona della Unione Europea, nel quale - scrive il quotidiano della Cei Avvenire - il contrasto delle discriminazioni non è mai riferito alla "identità di genere", ma solo al "sesso" e all'"orientamento sessuale". "La nuova denominazione gender - continua il quotidiano dei vescovi - è l'ultima invenzione del movimento lgbt che esprime l'ideologia secondo cui il sesso è oggetto di assoluta autodeterminazione, indipendentemente dalla differenza sessuale radicata nella biologia e nella civiltà".

Gay.it - L'Europa dice sì all'identità di genere. La raccomandazione, inoltre, afferma che le asserzioni che secondo il movimento omosessuale incitano alla discriminazione, non possono essere giustificate né' con "valori tradizionali" né con quelli "religiosi"". In proposito Avvenire parla di "piani inclinati" che fanno scivolare sempre più giù il confine etico tra valore e disvalore: "il testo - rileva il giornale cattolico - passa dalla richiesta del riconoscimento giuridico integrale del cambiamento di sesso al diritto di sposare una persona di sesso opposto alla identità che ci si è voluti procurare. Dalla adozione dei single si slitta a quella degli omosessuali, in nome del principio di non discriminazione. Per aprire la strada, forse, come avviene nel documento di Gross, alla possibilità del partner gay di partecipare a tale adozione."

Gay.it - L'Europa dice sì all'identità di genere. "In nome del 'superiore interesse' del bambino si arriva poi a sollecitare il dovere di prendere in considerazione le coppie omosessuali in materia di responsabilità parentali. Stessa logica per la procreazione medicalmente assistita. Per raggiungere gli obiettivi perseguiti si sollecitano anche, quando ritenuto 'appropriato', sanzioni e obblighi di risarcimenti. Alle istituzioni pubbliche si chiede anche una sorta di arbitrato a favore del movimento gay nel confronto con organizzazioni di vario tipo (anche comunità religiose) ed 'azioni positive' a favore del movimento lgbt".

"Il testo - conclude Avvenire - mira a evitare discriminazioni ma pone le premesse per esiti preocupanti: adozioni, unioni omosessuali, procreazione assistita, propaganda nelle scuole".
da gay.it

Domenica 5. Paola Concia: “L’omosessualità non si sceglie”


La deputata del Pd Anna Paola Concia ha recentemente rilasciato un’intervista con Barbara D’Urso a Domenica Cinque. la donna ha parlato della sua adolescenza, della sua omosessualità, e del momento in cui si rese conto di essere lesbica. “L’omosessualità non si sceglie, anche perché, e se avessi potuto scegliere, non avrei scelto le donne perché siamo troppo complicate”, ha spiegato la Concia alla conduttrice Barbara D’Urso e a tutti gli italiani.

“A 17 anni - ha raccontato Anna Paola Concia - ho capito che ero attratta da persone del mio stesso sesso. Una sera ero in spiaggia con amici e facemmo il bagno di notte; quando uscii dall’acqua, una mia amica mi venne incontro per coprirmi con l’asciugamano e mi baciò. Fu una cosa bellissima. Non potevo raccontare a nessuno quella storia, ma una sera un amico dei miei genitori mi convocò a casa sua e mi disse che stavo facendo una cosa terribile e che avrei fatto molto soffrire i miei genitori. In quel momento mi sono sentita brutta e sporca e ho iniziato ad avere paura della mia omosessualità”.

Uno dei più grandi rimpianti della Concia è non aver potuto dire a sua madre di essere omosessuale, ma il padre le è sempre stato vicino, sin dal 2000, quando aveva avuto modo di fare coming out.

Adesso Anna Paola Concia è fidanzata con una donna di origine tedesca: “Nel 2008 ho conosciuto Riccarda, la mia compagna, ed è stato un colpo di fulmine. Lei è tedesca e ci sposeremo in Germania, ma sono fiduciosa che la Corte possa interpretare fino in fondo il principio di uguaglianza della costituzione italiana per tutelare tutti i cittadini”.
fonte gaywave

Omofobia e Transfobia, il tuo silenzio è il regalo più bello che fai a ogni violenza


Gli episodi di violenza verbale e spesso fisica ai danni di persone gay, lesbiche e transessuali sono in continuo e allarmante aumento.
Oggi più che mai è tempo di alzare la testa e raccontare e denunciare queste violenze anche mantenendo l'anonimato.
Per contattarci: info@circolopink.it
TELEFONO HELP-OMOLESBO/TRANSFOBIA
045 8012854 - 346 6902144

Il circolo Pink mette a disposizione due numeri di telefono e una mail per ascoltare, raccogliere questi fatti che accadono a Verona e provincia.

Noi ci siamo! Affrontiamo assieme ogni forma di discriminazione e intolleranza. Diciamo No! all'Omofobia e alla Transfobia.

Tutte le segnalazioni che arriveranno verranno affrontate a seconda della loro gravità e specificità .

Una rete di avvocati/e, di spicologi/e, professionisti del mondo del lavoro e associazioni presenti sul territorio nazionale sono i partner in questo progetto. Con il supporto della "rete" si potrà intervenire nel modo più efficace dove si verificasse una qualsiasi discriminazione.

Dove sarà possibile interverremo con specifiche attività culturali e di formazione.

La violenza non è fatta solo di botte, spesso quella più difficile da affrontare e individuare è quella che non si vede: le battute, le offese, il mobbing nei luoghi di lavoro, la difficoltà di vivere la propria omosessualità e transessualità.

Tali forme di violenza sono purtroppo frequenti in tanti ambienti: la famiglia, i luoghi di lavoro, la scuola, i gruppi, il bar, la strada, i luoghi di incontro per gay, lesbiche e trans.

Non abbiate paura a farvi sentire, usciamo insieme da questo silenzio.
fonte gajamentecriticalforumglbtq, http://www.circolopink.it/

Interviste Lgbt, Quando la donna è Lux(uria)


Un’intervista di Andreina Serena Romano per Break Magazine.

Vladimiro guadagno è un ragazzino foggiano attratto dai suoi compagni chierichetti. A dieci anni è già consapevole di quale sarà la strada che seguirà. Vladimir luxuria è una giovane donna che rinchiude in sé sagacia, ironia, intelligenza e savoir-faire. Una donna che ha raggiunto il successo nella vita, spaziando dall’arte allo spettacolo, dalla politica alla scrittura. Cosa hanno in comune queste due persone? Convivono insieme senza crisi né polemiche all’interno dello stesso corpo. I due volti e le due anime della stessa medaglia. Luxuria è una donna unica nel suo genere. E non perché nata uomo e in seguito “ribattezzata” donna. semplicemente perché la sua spontaneità e la sua gentilezza la rendono tale, una persona semplice che ama raccontarsi.

Ad un Crozza particolarmente marzulliano che le ha chiesto se darle del lei, della lei o del ma, lei con la sua infinita eleganza ha risposto: “mi dia del lei che non sia di cortesia, così è cortese riconoscendo la mia femminilità”. ed è di femminilità che vogliamo anche parlare in questa conversazione, perché della sua storia già se ne è parlato tanto e di lei già sappiamo tutto. nel mese in cui si festeggia la donna, voglio scoprire i segreti di una donna che ha lottato per arrivare dov’è, apprendere da lei i segreti della vera arte della femminilità, ormai dimenticata da molte signore, e parlare di amore, identità, sogni e cambiamenti.

Lei si definisce transgender, in quanto non riconducibile né al sesso femminile, non avendo mai cambiato sesso, né al sesso maschile. Ha comunque, negli anni, sviluppato un’immagine di donna sempre più raffinata. Qual è la percentuale di femminilità che sente in lei?
Non sarò precisa come le percentuali di grassi o proteine degli ingredienti sulle marche dei prodotti in un supermercato… direi ben oltre il 50%, un 80% ci sta tutto. Poi sa, tutto è relativo, dipende anche dalla figura femminile a cui vengo paragonata: Elisabetta Canalis è un conto, ma accanto a Margherita Hack… La femminilità, però, non è neanche una mera questione estetica quanto una condizione mentale. Si può essere formose e voluminose, ma se non hai coscienza del potere del tuo essere donna non resisti al tempo e al maschilismo.

La donna è spesso vista ancora come una figura un po’ fragile, da tutelare. Secondo lei cos’è l’uomo in realtà per la donna? É ancora simbolo di potenza e potere o è diventato una figura realmente alla pari di noi?
Ci sono donne che perdonano l’impotenza solo agli uomini possidenti, e quelle che preferiscono chi possiede uno yacht ai possessivi di carattere. Secondo un’indagine recente solo una donna su dieci guadagna al pari o più di lui: il gap nella retribuzione per genere inquina il rapporto e crea dipendenze.

Qual è la cosa che non sopporta principalmente nell’essere una donna?
Le mestruazioni. E anche l’emulazione dei difetti del maschio confusi con il riscatto sociale, per capirci: le donne manager che diventano più realisti del re maschio e trattano male le dipendenti donne.

Negli ultimi mesi non si è parlato che di scandali sessuali. Protagonisti uomini di potere. Come si dice, dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. E abbiamo esempi di grandi donne che in silenzio hanno protetto e supportato il proprio uomo nel momento del bisogno. Lei, se fosse stata una di queste donne come si sarebbe sentita?
A volte dietro un uomo che è riuscito ad avere potere c’è una donna… sbalordita: come avrà fatto ad arrivare così in alto? Ognuno di noi ha bisogno di un’ancora, un punto di riferimento: quando conduci una vita frenetica avere un’affidabile “first-lady” (vedi Michelle Obama) dà lustro anche a te, un giorno potrà addirittura superarti e diventare tu il “first-man” (vedi Hillary Clinton).

Anni fa in America ci fu il Sexygate. Clinton dovette scusarsi pubblicamente per il suo atto “improprio” avvenuto all’interno della Casa Bianca. Da questo scandalo ne uscì una Hilary più forte e più temeraria, che adesso viaggia a 100 all’ora nella politica americana. Una vera First Lady o solamente una semplice donna guerriera?
Forse un giorno vedremo anche Roberta Serdoz, moglie di Marrazzo, presidente della Regione Lazio? Il matrimonio con un potente purtroppo è ancora oggla gavetta per molte donne che mirano in alto.

Parliamo di identità. Lei ha trovato la sua identità sentendosi donna. Molti uomini la trovano cambiando sesso. Molte donne, invece, per trovare la propria identità devono liberarsi di troppi pensieri e sentirsi libere da ogni turbamento. Secondo lei perché le donne tendono sempre a crearsi problemi? Nel lavoro, nella vita privata. Cosa ci rende così sensibili?
É una questione di insicurezza che, però riguarda tutti: uomini, donne, trans, gay. L’uomo spesso traveste le sue insicurezze con beni di proprietà come le auto di grossa cilindrata, la donna invece è bravissima a vedersi allo specchio alla puntigliosa ricerca di difetti per rovinarsi la giornata. Dovremmo pensare più ad accontentarci e non paragonarci alle immagini delle “bonazze in photoshop” sulle riviste. La donna inoltre deve vincere anche quel test tipo “Vediamo se una donna ne è capace” che legge negli occhi di un suo datore di lavoro.

Lei è stata Drag Queen all’inizio della sua carriera. Come ci si sente quando ci si traveste con abiti appariscenti, parrucche e accessori particolari? Potrebbe essere questo un modo per accentuare al massimo la femminilità o per sentirsi più donna?
L’essere drag è un paradosso e iperbole che ha più a che vedere con lo spettacolo che con la femminilità.

Molte donne non rispecchiano l’immagine dei transessuali o delle Drag Queen. Sono spesso meno sensuali, meno provocatorie e più vestite. Quali sono le caratteristiche della donna che i trans vogliono impersonificare?
Per fortuna le trans di nuova generazione tendono a un look più rassicurante da “ragazza della porta accanto”. Purtroppo a volte è la prostituzione a fare di sé l’immagine da bambola gonfiabile tanto cara a chi ti vede come oggetto sessuale. Il riscatto della propria immagine passa anche attraverso pari opportunità nel mondo del lavoro, spesso negate alle trans.

È appena terminata la settimana della moda milanese. Tutte le donne amano la moda e spendono cifre folli per avere una borsa o delle scarpe uniche. Lei fa follie per la moda? Ama spendere in abiti o preferisce altro?
So scegliere. Se hai un minimo di gusto puoi anche spendere poco. Se poi una cosa mi piace proprio… allora ogni tanto spendo qualcosina in più… Abbiamo tanti bravissimi stilisti in Italia, famosi ed emergenti, devono campare pure loro. L’uomo deve essere bravo a vestirti… e anche a spogliarti.

Qual è il suo stile?
Sensualità commestibile e consapevolezza dei propri limiti.

L ’apparire nella nostra società è tutto? Essere qualcuno, ave- re qualcosa, è questo quello che adesso importa?
Le uniche apparizioni che restano nella storia sono quelle dei Santi, nel nostro mondo, invece, chi punta solo ad apparire evapora altrettanto velocemente.

I giovani e la società. Come si sentirebbe mamma di un adolescente adesso?
Preoccupata ma determinata: educare è più impegnativo che punire, ma alla lunga porta risultati migliori.

Parliamo dei modelli che ci offre la società di oggi. Tutti si lamentano di donne magrissime che ballano nude in tv, di tronisti lampadati, di escort, anche se alla fine dei fatti sono sempre queste le tipologie di persone ricercate. L ’Italia è un paese di buonisti, si parla sempre di fare del bene di mostrarsi sempre cattolici e praticanti e poi la realtà è un’altra. Riusciremo mai a liberarci da questo alone di perbenismo?
Si predica MALE e si razzola BENISSIMO. L’ipocrisia è uno sport nazionale. Che pena vedere chi ha doppie morali: fate come dico io ma non fate come faccio io! Peccato aver bisogno di intercettazioni e paparazzi per sbugiardarli!

Lei ha un modello? Una donna a cui si ispira? Qualcuno che la fa sognare?
Mi piacciono Rania di Giordania, Anna Finocchiaro, Anna Magnani, Penelope Cruz… In genere donne con grinta e stile, stile che non si compra al mercato.

Per un periodo lei è stata in politica nelle file di Rifondazione Comunista. Adesso ha lasciato tutto. Come mai questa decisione? Non si sente più politicamente attiva o è semplicemente la politica che non è più attiva?
Ho deciso di dire basta alla politica attiva. Guardate i nostri politici: tutta gente seria, onesta, pacata… non ne sono all’altezza…

Che cosa le manca di più adesso? Sente di aver fatto tanto della sua vita o ha ancora dei punti vuoti da colmare?
Manca l’amore… non si può avere tutto dalla vita…

“É cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.” Nel 1800 Jane Austen scriveva questo all’inizio del suo più celebre romanzo: “Orgoglio e Pregiudizio”. È una realtà ancora oggi? Si cerca ancora il vero amore o semplicemente non si ha più la voglia di sognare?
Purtroppo troppe donne sono attratte da ciò che l’uomo ha e non da quello che é. A me andrebbe bene anche un calciatore… squattrinato di una squadra di provincia!

Lei sogna l’amore?
L’amore va vissuto da sveglie.

L’amore spesso rende liberi. Ma cos’è per lei la libertà?
Non rinunciare a rispettare se stessi.

L’ultima curiosità. Cosa vorrebbe fare da grande?
Vivere di fronte al mare per sintonizzare i miei umori alle sue onde.
fonte vladimirluxuria

lunedì 12 aprile 2010

Lgbt,Contro le discriminazioni Nasce il primo Gayary Club


L'associazione è nata da un'idea di Saveria Ricci, avvocatessa fiorentina, da sempre in prima linea per difendere i diritti degli omosessuali
Contro le discriminazioni Nasce il primo Gayary Club

Saveria Ricci è un'avvocatessa fiorentina che difende con la stessa passione clienti e vita. Da sempre in prima linea nella difesa per i diritti degli omosessuali,e lgbt, trasferisce questa sua missione dalla professione alla militanza da cittadina con un'osmosi perfetta. Orgoglio. E ironia. L'ultima sua creazione si chiama Gayary club (info 339/6197316), di cui è cofondatrice insieme a Sara Bargiacchi, Silio Danti e Gianna Morana.

E' un'associazione che riunisce professionisti di diverse estrazioni contro la discriminazione sessuale. Ne fanno parte persone lgbt (lesbiche, gay, bisex, transgender) ma non solo. Anzi, le madrine dell'associazione sono donne eterosessuali che hanno deciso di dare il loro contributo fermamente convinte che "l'incontro tra professionisti, imprenditori, artigiani debba essere favorito allo scopo di rendere più efficace il loro contributo contro il pregiudizio sessuale" spiega Ricci.

La lista delle donne eterosessuali che hanno aderito è lunga: ci sono le avvocate Stefania Comini e Cecilia Adorni Braccesi, in prima linea nella difesa dei diritti dei gay, Manuela Cecchi presidente della sezione toscana dell'Associazione avvocati per la famiglia, Daniela Marcucci, consigliera storica dell'ordine degli avvocati ed esperta di diritto di famiglia. E Alessandra Tocchi segretaria del sindacato avvocati "Con loro - prosegue Ricci - stiamo preparando la prima festa etero in sostegno dei matrimoni gay, che interesserà molti professionisti: dai fioristi agli stilisti di abiti da cerimonia ai wedding planner. Fino agli avvocati divorzisti. Se ci deve essere parità, che lo sia fino in fondo".

Perché un'associazione interprofessionale di stampo gay?
"Perché chi difende la bandiera omosessuale, non può farlo solo per il vissuto sentimentale. Ci deve essere altro. A partire dalla dimensione lavorativa. Lottare per i diritti omosessuali significa scendere in campo senza tralasciare nessuna faccia della propria personalità, della propria vita. I pride sono senza dubbio importantissimi, vi partecipiamo accomunati dal grande bisogno di cittadinanza, ma tutto sommato siamo una massa di persone anonime. L'attivismo invece, secondo me, è un atto di testimonianza in quella specie di procedimento processuale senza fine che è il pregiudizio. Proprio come in un processo, servono testimoni attendibili per demolire le tesi avversarie. E un testimone è attendibile prima di tutto quando dice la verità sui propri dati personali".

In alcuni settori professionali fare coming out può risultare scomodo. Ad esempio nel 1998 Fini sostenne che un gay non può fare il maestro elementare.
"Fare gruppo può aiutare. Il pregiudizio non è un chiacchiericcio da bar. E' violenza, perché ti toglie il diritto di parola. La prima cosa che un gay represso fa è non dare al nome alle cose e alle persone. Da un'indagine sociale realizzata in Inghilterra è emerso che il nuovo bullismo omofobo non ha per oggetto i gay che hanno fatto coming out, ma gli omosessuali non dichiarati, più fragili perché silenziosi".

Nelle professioni, il pregiudizio nei confronti degli omosessuali ha un legame con lo strato sociale?
"L'omofobia non conosce barriere. E' trasversale. In ufficio. In famiglia. Ho visto madri di grande semplicità e di poca cultura accettare l'omosessualità dei figli, ma anche donne coltissime e in carriera accogliere il coming out con sdegno. La cosa peggiore è la riprovazione silente. Corrode".

Il pregiudizio può essere una forma di mobbing?
"Certo, perché calpesta i diritti fondamentali della vittima. Diritto di parola. Diritto di difendersi. Di essere se stessa. Io spesso ho difeso persone offese dal pregiudizio. E' bastata una lettera in cui non minacciavo la querela ma la causa di risarcimento per danni: chi mette in atto il pregiudizio è sufficientemente vigliacco da tirarsi subito indietro con la coda fra le gambe".

Tra i tanti luoghi comuni c'è il legame tra omossessualità e determinate categorie professionali: ballerini, parrucchieri, steward...
"Si figuri, ce ne sono alcune assolutamente insospettabili. I fabbri, ad esempio. Con tutti quei raffinatissimi ricami in ferro battuto".

Il nome Gayary richiama quello di una ben più storicizzata associazione: il Rotary.
"L'ho fatto un po' per provocazione, un po' perché non avevo altri termini di paragone. Non ho nulla contro il Rotary: un mio prozio ne è stato presidente. Però è un'associazione nata su imitazione di analoghe iniziative americane, e c'è un particolare non trascurabile: noi italiani veniamo da ben altri tipi di approccio interpersonale. Una volta sono andata ad una riunione perché vi partecipava una donna che mi piaceva. Mi annoiai molto. Comunque, se quelli del Rotary vogliono incontrarci per parlare di discriminazione, noi siamo a loro disposizione. Li aspetta una cena assai più buona rispetto alle loro.
fonte firenze.repubblica di FULVIO PALOSCIA

Cyndi Lauper apre una casa rifugio per gay, transgender, bisex


Molti tra noi la ricordano per essere stata la cantante più anticonformista degli anni 80 quando spopolava tra i teenagers con i suoi look da dolce bambolina, colori accesi e una voce calda e forte che le valsero successi internazionali come gli indimenticabili “Girls just want to have fun”, “Time after time” e “True colors”. Nata a New York il 22 giugno 1953 Cynthia Ann Stephanie Lauper, più semplicemente Cindy Cyndi Lauper inizia la sua scesa canora nel 1983 e dopo appena due anni di attività comincia ad incassare premi prestigiosi come il Grammy Award. Nel 2005 raggiunge l’iperbolica cifra di sessanta milioni di dischi venduti in tutto il mondo. C’è anche lei nel progetto benefico di Usa for Africa e le serve poco per farsi incoronare icona musicale gay dal suo pubblico, particolarmente quello statunitense. Lei non si sottrae e partecipa a molti Gay Pride, tra cui quello di San Francisco nel 2008 stringendo una bandiera rainbow.

Ora, Cyndi, ha deciso di fare qualcosa di più concreto per la comunità gay, transgender e bisessuale: aprire per loro un rifugio dove accogliere questi senzatetto. La struttura sorgerà nel quartiere newyorkese di Harlem e verrà messa a disposizione dei giovani tra i 18 ed i 24 anni cacciati da casa a causa delle loro inclinazioni sessuali. Tutto ancora è in fase di realizzazione e se le cose andranno per il meglio, il rifugio sarà inaugurato il prossimo inverno e gli verrà dato il nome di”True colors residence”.

All’interno della struttura sono previsti una sala computer, una biblioteca e spazi comuni. Chi potrà, dicono le fonti, pagherà un piccolo affitto, a seconda delle proprie finanze economiche. Il tema dei giovani senzatetto omosessuali, bisessuali e transgender, è un problema poco trattato dalla stessa comunità lgbtq; spesso questi ragazzi cacciati di casa proprio per le loro condizioni finiscono magari a casa di altri amici, dove però spesso la convivenza si fa stringente e difficile; altri vagano nella tragedia alla ricerca di una sistemazione o di una possibilità di vita nuova. L’idea di Cyndi Lauper non è nuova nè unica ma, fino ad oggi, le residenze destinate alle persone lgbt sono state più che altro rivolte a coloro che potevano permettersi un badget abbastanza alto e quindi poco alla portata dei giovani.

Non tutte le persone lgbt vivono serenamente la loro esistenza; spesso è la famiglia il primo ostacolo seguito da quello degli amici, dei conoscenti, delle persone di strada e, per molti non resta che abbandonare i propri affetti, sempre che non siano loro per primi a chiedere al soggetto di andare via. L’omofobia, vestita in mille modi e maniere, tocca tutto il pianeta, anche luoghi dove l’omosessualità o la bisessualità è patrimonio sociale e culturale. Non tutti i genitori sono disposti a viversi un figlio omosessuale o transgender o bisex, chiusi magari da una loro cultura intrisa di paura e pregiudizi. Se la tragedia poi si consuma con l’allontanamento di casa, per questi ragazzi spesso è la strada l’unica soluzione, tra l’indifferenza delle istituzioni e di coloro che dovrebbero proteggerli.

Ecco perché diventa utile anche questa iniziativa della cantante e amica delle persone lgbt, Cyndi Lauper, sperando che il progetto venga copiato da molti altri.
fonte queerblog

Libri, “La vita autentica” di Vito Mancuso. Conosci te stesso, l’arte più difficile


È saggio colui che osserva il proprio io e fa di se stesso un oggetto di conoscenza. «Conosci te stesso» stava scritto all’ingresso del tempio di Apollo a Delfi, nell’antica Grecia. «Impara a conoscerti» si legge oggi sui testi scolastici di storia della filosofia, che ricordano come Socrate avesse posto questo insegnamento alla base del sapere utile all’uomo.
Un insegnamento che l’umorista americano John ny Hart ha preso di mira nelle sue strisce. L’amico Peter chiede a Wiley: «Qual è la cosa più importante per l’uomo?». E Wiley: «Conoscere se stesso. Ma tu lascia perdere, potresti avere una brutta sorpresa».
Dall’antica saggezza di Socrate ai counseling filosofici o ai training motivazionali di oggi per atleti e manager in cerca di risposte, il «Conosci te stesso» è rimasto un punto di riferimento obbligato nel lungo cammino del pensiero occidentale. Riproposto nella tarda antichità da Seneca, Marco Aurelio e Sant’Agostino, ripreso nella seconda metà del Cinquecento dai Saggi di Michel de Montaigne, ricomparso come oggetto dell’indagine filosofica ottocentesca con Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche («Divieni ciò che sei» è l’esortazione che si ritrova spesso nei suoi scritti), l’insegnamento socratico è riemerso, nel Novecento, fra gli abissi dell’inconscio portati alla luce dalle teorie psicoanalitiche.
E oggi? A prenderlo sul serio come termine di confronto in un saggio sull’uomo contemporaneo (La vita autentica, Cortina, 100 mila copie in pochi mesi) è Vito Mancuso, docente di teologia moderna e contemporanea all’Università San Raffaele di Milano, autore del best-seller L’anima e il suo destino.
Professor Mancuso, è possibile conoscere se stessi?
È molto difficile ma è possibile, direi anche doveroso. La conoscenza di se stessi è difficile per almeno due motivi di fondo, il primo dei quali è la sovrapposizione di soggetto e oggetto. Intendo dire che, quando conosco qualcosa di esterno a me, io sono il soggetto, la cosa conosciuta è l’oggetto, e questa distanza garantisce una chiara possibilità di visione. Man mano però che l’oggetto mi diviene più vicino (ovviamente in senso psichico e affettivo) la vicinanza mi offusca la chiarezza della visione, prova ne sia la difficoltà che spesso provano i genitori nel conoscere, o nel riconoscere, i figli. Quando poi si tratta di me stesso, allora la vicinanza è tale da essere identificazione e per questo occorre un grande lavoro della mente perché il soggetto conoscente risulti in grado di conoscere obiettivamente se stesso come oggetto conosciuto.
E la seconda difficoltà di fondo?
È legata al fatto che noi in quanto fenomeno vivente non siamo un’esattezza statica come lo sono il risultato di un’equazione matematica o una data storica, ma siamo piuttosto un processo dinamico, che diviene e che divenendo cambia, progredendo o regredendo, a volte in modo tale da risultare davvero molto diverso. Quindi la conoscenza di sé impone un lavoro continuo, una sorveglianza sempre desta, un processo che dura tutta la vita.
Come si realizza questo lavoro?
Riferendomi a due concetti della tradizione cristiana e di altre grandi spiritualità, direi che per superare le difficoltà segnalate occorre distacco da sé e vigilanza. Con questi strumenti la conoscenza di sé diviene possibile. Io aggiungo che è doverosa perché, come diceva Gesù di Nazaret, «quale vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero e poi perderà la propria anima?». Conoscere se stessi equivale a custodire la propria anima.
Bisogna cercare da soli o appoggiarsi a chi ritiene di avere le ricette adatte a spiegare il mistero dell’uomo: la filosofia, la religione, la scienza?
Entrambe le cose. Proprio perché è un processo che dura tutta la vita, ci sarà un momento nel quale ci dovremo appoggiare ai grandi che ci hanno preceduto andando a scuola da loro, e di solito ciò coincide con l’inizio della formazione umana e spirituale. Poi arriverà un altro momento, quando si dovrà sottoporre a verifica critica gli insegnamenti ricevuti, una stagione spesso segnata dalla solitudine. Queste due fasi si intrecciano a formare la personalità matura, la quale sa che non può prescindere dalle grandi lezioni del passato ma nello stesso tempo sa che è chiamata a essere se stessa, ad avere una propria personalità spirituale, a non essere la replica di nessuno.
Nel suo saggio lei scrive che l’uomo autentico è «l’uomo libero anzitutto da se stesso». Come possiamo essere liberi da noi stessi?
La libertà si dice in molti modi, il primo dei quali è l’autonomia da costrizioni esterne. Ma è sufficiente conoscersi solo un po’ per sapere che la vera costrizione è quella che sorge dalla nostra interiorità, e quindi la lotta per la libertà è soprattutto lotta contro la nostra pigrizia, la nostra ambizione, contro tutta la sfilata dei nostri vizi. Lei mi chiede come si diviene liberi da questo sottosuolo oscuro che ci portiamo dentro. Io credo nel potere di attrazione dell’amore, della bellezza, della verità, della giustizia. Non credo cioè che si diviene veramente liberi da se stessi fustigandosi e negandosi secondo un ascetismo di altri tempi che ha creato tanto danno al corpo e alla psiche, ma piuttosto lasciandoci affascinare dagli ideali e dai valori più puri.
Se uno studente le chiedesse il titolo di un paio di libri da usare come compagni di viaggio, che cosa risponderebbe?
Anzitutto il Diario di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese che perse la vita ad Auschwitz a 29 anni e che nelle sue pagine ci ha lasciato un amore e un entusiasmo per la vita che sono un vero e proprio balsamo per la sfiducia che pesa sul nostro tempo. Poi consiglierei le lettere di Pavel Florenskij alla moglie e ai figli dal gulag staliniano, pubblicate col titolo Non dimenticatemi, un’altissima testimonianza di quale nobiltà si può attingere conoscendo veramente se stessi.
Perché?
Perché si tratta di due testimoni che hanno pagato con la vita la difesa degli ideali spirituali. Entrambi avrebbero potuto imboscarsi. Non l’hanno fatto. Se l’avessero fatto, non si sarebbero più riconosciuti. di Mauro Anselmo
fonte panorama.it/libri

Lgbt,Lei ama lei: si “sposano” a Marsala


Una sera come tante in un pub, parole dette sottovoce nell’incessante brusio di sottofondo. Tra una chiacchiera e l’altra, qualcuno sussurra, con un tono ancora più basso, quasi a voler sfidare l’attenzione e le capacità uditive dei propri interlocutori: “sapete che a Marsala qualche giorno fa si sono sposate due donne?” Attimo di silenzio, poi tantissima curiosità, centinaia di domande frullano tutte insieme nella testa.
Ma non era vietato? Due donne? In Sicilia? In una Chiesa? Ma soprattutto, come mai la notizia non si è saputa in giro? “No, le due donne hanno chiesto a tutti di mantenere il massimo riserbo – taglia corto l’unico del gruppo al corrente dei fatti – e così è stato”. Va bene, le novelle spose hanno voluto proteggere la privacy del giorno più importante della loro vita. Giusto e legittimo. È così che ci mettiamo alla ricerca del ministro di Dio che ha celebrato le nozze. E la ricerca conduce ad Alessandro Esposito, pastore della comunità Valdese di Trapani e Marsala. Anche a lui è stato chiesto di mantenere il riserbo sull’episodio. Allora proviamo a capire cosa è scattato nel cuore dell’uomo, e del pastore d’anime, per portarlo a celebrare una funzione così atipica. Ci va cauto con le parole, non parla di “matrimonio”. Lui ha incontrato due donne che si amavano. E ha benedetto la loro unione. La fa meravigliosamente facile, Alessandro Esposito. Lo senti parlare d’amore con lo stesso affetto e la stessa soddisfazione con cui un bambino costruisce per la prima volta un puzzle. Tassellino dopo tassellino.
Pastore Esposito, qual è la sua definizione di amore?
“Beh, incominciamo con una domanda piuttosto impegnativa. Se dovessi abbozzare una risposta proverei a ribaltare l’interrogativo. Ovverosia: credo che ciò che di più improprio si possa fare nei confronti dell’amore sia confinarlo nell’angusto perimetro di una definizione. L’amore, difatti, è per antonomasia traboccante, eccedente, ulteriore: ecco perché nei vangeli Amore è l’unico nome attribuibile a Dio, il quale, non a caso, si sottrae ad ogni identificazione, fuorché, per l’appunto, a quella che lo designa come Amore”.
Dove sta il confine tra amore giusto e amore sbagliato?
“L’amore è amore e, come tale, non conosce barriere: a tracciare confini non è lui, siamo noi. Per lo stesso motivo, aggiungo, a sbagliare siamo noi e non lui: e sbagliamo proprio nel momento in cui pretendiamo di imporgli dei limiti che, come tali, sono nostri e non suoi. In sostanza, credo che siamo più noi a creare problemi all’amore che non viceversa”.
Qualcuno la definisce una malattia, qualcun altro un peccato, altri ancora una tendenza che va di moda in questo secolo. Cos’è, secondo lei, l’omosessualità?
“Per procedere nella direzione che stiamo cercando, insieme, di delineare, risponderei che l’omosessualità è uno dei molteplici volti dell’amore: come tale, possiede pari diritti e pari dignità rispetto a tutti gli altri. Dire che sia malattia è frutto dell’ignoranza. Affermare che si tratti di peccato è conseguenza di un fondamentalismo ottuso. In ambo i casi si tratta di una mancanza di sensibilità che mi avvilisce e mi indigna. Certo dovrebbe far riflettere il fatto che ambedue queste definizioni continuino ad attecchire in seno a svariati contesti ecclesiastici. Credo che sia giunto il momento di dire, senza ambiguità e tentennamenti, che a dover compiere un cammino di conversione non sono certo le persone omosessuali, quanto, piuttosto, le chiese. Credo sia tempo di riparare, non con futili esternazioni, ma con gesti concreti e pronunciamenti chiari, all’ingiustizia messa in atto attraverso secoli di pregiudizi ingiustificati e di condanne inescusabili. Sperando che queste sorelle e questi fratelli vogliano accordarci quel perdono che abbiamo il dovere, umano prima ancora che morale, di chiedere loro”.
”Maschio e femmina li creò” e a quello si appella la Chiesa Cattolica, contro le unioni omosessuali. Ma l’amore non dovrebbe stare al di sopra di tutto?
“Difatti è così. Spesso però mi è capitato di constatare che lo spirito del Vangelo venga colto assai più in profondità da quante e quanti non si riconoscono in una struttura ecclesiastica: a molte e molti di costoro sono debitore per il mio cammino di uomo e di discepolo. In fondo, il Vangelo, consiste in un percorso di umanizzazione: perché umani non si è, umani si diventa. La pratica quotidiana del Vangelo dovrebbe semplicemente insegnarci ad essere ciò che diciamo di essere e che, in relatà, non siamo: umani. E chi riconosce che l’amore sta al di sopra di tutto, del Vangelo ha già compreso l’essenziale”.
Sesso e religione: è giusto che questi due universi, estremamente intimi e privati, s’incontrino?
“Certamente: direi che si tratta di un incontro auspicabile, per quanto mi sembri, in generale, piuttosto di là da venire. Inutile dire che, perché possa aver luogo un incontro proficuo tra queste due dimensioni del vivere, gli impedimenti maggiori provengono dall’ambito religioso. La sessualità appartiene alla sfera intima e, come tale, inviolabile, dell’individuo: la religione, pertanto, se vuole porsi al servizio delle donne e degli uomini, dovrebbe limitarsi a riconoscerla e a rispettarla, senza emettere sentenze. Sessualità è relazione (va da sé, tra persone adulte): pertanto, si tratta di una dimensione che va educata, non certo elusa e men che meno demonizzata. E il cammino che molte chiese, in tal senso, devono percorrere, mi sembra ancora lungo”.
Quello tra le due donne è stato il primo matrimonio gay che ha celebrato?
“Si, ma qui è necessario operare alcuni distinguo: a incominciare dal fatto che quella che abbiamo celebrato presso la chiesa valdese di Trapani e Marsala è propriamente una benedizione, nel senso che non ha alcun effetto civile. Questo perché lo Stato italiano, al momento, non riconosce alcun diritto alle coppie di fatto, omosessuali come eterosessuali. Ritengo essenziale, però, sottolineare che tale celebrazione è stata resa possibile da molteplici fattori: vorrei citarne soltanto tre. Il primo è rappresentato dalla disponibilità delle comunità valdesi di Trapani e Marsala, di cui ho il privilegio di essere pastore, le quali hanno dimostrato estrema apertura e sensibilità, sfidando convenzioni e consuetudini. Il secondo consiste nell’estrema maturità teologica, etica ed ecclesiologica dimostrata dalla Chiesa Valedese nel suo insieme, poiché si tratta di una realtà in cui il confronto ed il dibattito sono sempre consentiti e tutelati. Il terzo fattore, infine, lo individuo nel mio percorso biografico, che ha potuto giovarsi del sostegno delle comunità di base, appartenenti al cattolicesimo cosiddetto “del dissenso”. In particolare, sono debitore dello sviluppo di una maggiore sensibilità circa la realtà delle coppie omosessuali e dei loro diritti alla comunità di base di Pinerolo ed al suo presbitero e animatore, Franco Barbero”.
Come ha reagito la società marsalese al matrimonio tra le due donne?
“Beh, staremo a vedere: per quanto ne so, glielo stiamo comunicando con questa intervista”.di Miriam Di Peri
fonte cittanuovecorleone1

Varese, 23enne si innamora su Facebook e sparisce per 3 giorni: ritrovata


Paura finita per i familiari di Flavia Colesanti, la 23enne di Gallarate (Varese) scomparsa da 3 giorni. E’ stata ritrovata dai carabinieri a Ventimiglia. La ragazza sta bene.
A portarla via da casa, la voglia di incontrare un ragazzo conosciuto su Facebook. Ebbene sì, una fuga d’amore con destinazione Imperia. Tra l’altro la 23enne aveva persino informato di tutto questo la sua mamma, Maria Pia Minin: le aveva semplicemente detto che si era innamorata e che stava andando a trovarlo.

Purtroppo però qualcosa non è andata nel verso giusto. Giunta ad Albenga le ha inviato un sms informandola che successivamente le avrebbe fatto sapere la destinazione finale. Invece non è successo. Ha fatto perdere le sue tracce: nessun messaggio, nessuna telefonata, niente.
A tal proposito la madre ha deciso di rivolgere un appello agli stessi media per segnalare la scomparsa della figlia. Sono state fatte circolare sul web tutte le indicazioni necessarie affinchè si ritrovasse al più presto: “Mora e capelli corti. Sul braccio sinistro ha un tatuaggio che raffigura il segno zodiacale dei gemelli ed ha un piercing nel mezzo del labbro inferiore. Al momento della scomparsa indossava: jeans, una camicia di colore lilla e un giubbotto viola. Con se’ aveva un trolley rosso e due borse”.

Che dire, questa fuga ha messo davvero paura. Ma per fortuna ha avuto un lieto fine: Flavia è stata ritrovata dai carabinieri sana e salva a Ventimiglia.
Elisabetta Paladini per barimia

domenica 11 aprile 2010

Libri Lgbt "VOLEVO DIVENTARE UNA BALLERINA" ex colonnello dell’Esercito cinese transessuale, racconta la sua sorprendente storia


VOLEVO DIVENTARE UNA BALLERINA...

“Nella mia vita, ogni volta che ho desiderato qualcosa con abbastanza forza, si è realizzato. Nell’esercito il mio destino era già scritto. Se fossi rimasta entro quei binari, sarei diventata un primo ballerino della troupe militare. Tutti abbiamo la possibilità di cambiare treno, di saltare su un altro, dal quale si vede un paesaggio più bello. Diventando donna ho deviato lo scambio. È stato un passaggio difficile, traditore. E l’arrivo dei bambini mi ha trascinata su un altro binario ancora, su un’altra banchina. Ma non avrei potuto realizzare i sogni della mia infanzia se non fossi diventata donna.”
Jin Xing

“Che grazia, il colonnello.”
Panorama

“La storia di Jin Xing supera le categorie dell’esotico e dell’erotico. Perché sulla scena è riuscita a fondere la danza tradizionale cinese con la modern dance occidentale. E nel privato, come nel pubblico, ha saputo affermare la sua normalità.”
Il Venerdì de la Repubblica

“Era un soldato, ora è una ballerina. E Parigi l’adora.”
City

Se la si è vista danzare, è impossibile dimenticarla. Perché ha un talento straordinario, e anche per un’altra ragione... la sua perfezione nasconde un segreto.
La Cina degli anni Settanta è nel pieno della rivoluzione culturale. Ed è in questa società coma di contraddizioni, in continua trasformazione, che nasce Jin Xing.
Il padre, funzionario del ministero della Guerra, lo ha destinato alla carriera militare, ma il piccolo Jin Xing ha altro in mente. Da quando a sei anni ha assistito, incantato, a uno spettacolo di balletto ha giurato a se stesso che anche lui calcherà il palcoscenico danzando sulle punte.
“Sono ebbro di gioia, esaltato dallo spettacolo, dai movimenti fluidi della ballerina. ... Quella notte sogno che il fulmine mi trapassa e zoom! mi risveglio bambina con lunghe trecce. Da quel momento aspetto. Aspetto che qualcuno ascolti il mio desiderio e lo esaudisca.”
Con grande forza di volontà e una caparbietà senza pari Jin Xing si adegua comunque alla rigida disciplina dell’accademia militare, dove gli alunni sono sottoposti a esercitazioni sfiancanti, e contemporaneamente si dedica alla danza nel corpo di ballo dell’esercito. Quel mondo all’apparenza così lontano dai suoi sogni si rivela però l’insospettato strumento per realizzarli. E tutte le sofferenze e le fatiche vengono ben presto premiate: per l’eccezionale bravura viene notato dalle gerarchie, diventa colonnello a quindici anni e a diciotto, dopo aver vinto un concorso nazionale di balletto, ottiene una borsa di studio per uno stage a New York, con il grande Murray Louis.
È come se il destino racchiuso nel suo nome - Jin Xing in mandarino significa “stella dorata” – si stesse compiendo.
Ha finalmente davanti a sé la possibilità di farsi conoscere e di assaporare la libertà. Tutto ciò sprona, secondo i canoni del taoismo, a trovare la via, nella professione come nella vita. Cioè a prendere coscienza della propria sessualità. Perché da sempre si sente rinchiuso in un corpo d’uomo che non gli appartiene. Nel profondo dell’animo sa di essere donna e tale vuole apparire a tutti.
A ventisei anni Jin Xing abbandona l’esercito, pronto anche a lasciarsi alle spalle le obiezioni della famiglia e ad affrontare una serie di rischiosi interventi per cambiare sesso. La sua è una metamorfosi stupefacente: come una crisalide, Jin Xing esce dal bozzolo trasformata in splendida farfalla.
E realizza un altro grande sogno: farsi una famiglia e adottare dei figli. Senza tuttavia rinunciare alla sempre più fulgida carriera: prima stella della danza in Cina, dove è anche considerata la più grande coreografa del momento, la sua fama ormai non ha confini. Volevo diventare una ballerina è la testimonianza di un destino straordinario, la storia di una persona determinata a ottenere la libertà e a realizzare i propri sogni. Ma è anche un’illuminante incursione nel mondo dello spettacolo – orientale e occidentale – e uno sguardo unico sulla Cina e i suoi segreti.
NOTE BIOGRAFICHE
Jin Xing nato nel 1967 a Shenyang, nel nord della Cina. Dopo aver lavorato per sette anni nelle migliori compagnie di danza moderna a New York, Roma Bruxelles, ha fatto ritorno nel suo Paese. Nel 1995 si è fatto operare. Da allora vive con il marito e i tre figli adottati a Shangai. Compie frequenti tournée nei principali teatri europei e americani, dove è applaudita da un vastissimo pubblico. In Francia è considerata una grande vedette.
Catherine Texier, giornalista e scrittrice francese, autrice di Victorine (Sonzogno, 2004), ha raccolto la testimonianza di Jin Xing.
fonte corriere.it

Canzoni belle d’amore: “L’amore si odia” di Noemi e Fiorella Mannoia


Non so se vi è mai capitato di non riuscire a dire certe cose. Di vivere un rapporto così tormentato che le parole non vi escono, come se la paura di soffrire fosse tale da restare bloccati. Purtroppo le storie finiscono e l’amore no. Ma come fare a ricominciare, come fare ad ammettere certe delusioni? E se ci fosse ancora una speranza per te, per lui, per voi bisogna lasciarla andare perché il rifiuto sarebbe più doloroso? E poi se lo merita? Lo hanno raccontato Fiorella Mannoia e Noemi in “L’amore si Odia”. Un brano di successo che ha suonato tutta estate nelle radio e un po’ nei nostri cuori.
fonte pourfemme