giovedì 3 maggio 2012

Lgbt: Salerno soffia il gay pride a Napoli, De Magistris: «I nostri fondi già dati all'Arci»

Polemiche le associazioni: "I finanziamenti pubblici a un neo coordinamento legato ai Giovani democratici"

L'ormai tradizionale appuntamento della parata dell'orgoglio Gay rischia di vedere divise, in Campania, le principali organizzazioni LGBT, acronimo che sta per Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, riunitesi in due diversi coordinamenti.

Da un lato il coordinamento Campania Rainbow, promosso un anno fa dall'Arcigay, che sta organizzando un appuntamento regionale a Salerno, tra il 14 ed il 26 maggio, quando ci sarà la parata finale; dall'altro il coordinamento promosso da Iken onlus, per il Pride che si dovrebbe tenere a Napoli entro giugno.

L'ASSOCIAZIONE STORICA
Carlo Cremona, presidente dell'associazione Iken onlus, promotrice delle ultime manifestazioni tenutesi in città negli ultimi anni e che dal 2007 ha attivato uno sportello presso la Cgil di Napoli, non risparmia le sue frecce appuntite alla parte avversa: «Siamo stati convocati dal sindaco che ci ha annunciato che non finanzierà il Pride di Napoli, perché ha già destinato i fondi disponibili al Cordinamento Campania Rainbow, che non è un coordinamento, è una associazione vera e propria con tanto di statuto e codice fiscale, ha tra i suoi obiettivi l'organizzazione di servizi e ha al suo interno non solo associazioni del nostro mondo ma anche organizzazioni di partito come i Giovani Democratici.

Mi chiedo se sia eticamente corretto che le organizzazioni giovanili di partito possano promuovere forme associative che possano accedere a finanziamenti pubblici. Inoltre parte di queste associazioni fanno parte del tavolo LGBT istituito da poche settimane nuovamente dal Comune di Napoli, un risultato al quale siamo pervenuti con la giunta Iervolino dopo anni di battaglie, che senso ha duplicare i coordinamenti?».

«Il nostro obiettivo», replica Fabrizio Sorbara, presidente dell'Arcigay e dell'associazione Campania Rainbow, «è quello di coordinare e promuovere autonomamente le iniziative, le attività, i servizi e la concertazione politica sul territorio campano per quanto riguarda le istanze LGBT. Siamo una associazione di promozione sociale di secondo livello, non possono aderire quindi le persone singole, ma solo persone in rappresentanza e su esplicito mandato delle associazioni aderenti».

LA NUOVA ASSOCIAZIONE
Dell'associazione Coordinamento Campania Rainbow fanno parte attualmente 17 associazioni, tra le altre: la Federconsumatori Napoli, Priscilla, i Giuristi Democratici ed i Giovani Democratici, oltre ovviamente le associazioni napoletane che si occupano dei temi LGBT come l'Arcigay e l'Arcilesbica di Napoli e Salerno, le associazioni Famiglie Arcobaleno, Maschile Plurale e l'ATN, l'Associazione dei transessuali di Napoli. «Abbiamo dato vita a questa associazione», prosegue Fabrizio Sorbara, «per coordinare le istanze che nascono all'interno della comunità LGBT, per questo ci siamo strutturati.

Nello statuto è chiaro che ci sono delle associazioni fondatrici, quelle LGBT, e solo queste possono fare parte del direttivo, poi ci sono delle associazioni aderenti che hanno solo un ruolo consultivo. Facciamo parte del tavolo istituito dal Comune di Napoli sia come coordinamento che come singole associazioni. Stiamo parlando comunque di un tavolo comunale, noi volevamo invece qualcosa che avesse un respiro regionale, e poi non vogliamo essere sottoposti ai continui vincoli che una qualsiasi amministrazione potrebbe portare. Comunque non abbiamo escluso nessuno, semmai siamo stati esclusi noi.

Per quanto riguarda l'organizzazione del Pride di Napoli abbiamo inviato due raccomandate A/R all'associazione Iken per chiedere di partecipare al coordinamento, e siamo ancora in attesa di risposte». Carlo Cremona cade dalle nuvole: «Come sarebbe a dire che ci hanno chiesto l'adesione a mezzo raccomandata? Ma se hanno partecipato anche alle nostre riunioni con la presidente nazionale di Arcilesbica?».

IL PRECEDENTE
C'è almeno un punto però su cui tutte le associazioni LGBT concordano, il Pride deve essere un'occasione per parlare dei contenuti sui diritti civili in città, dove periodicamente avvengono episodi, anche gravi, di aggressioni di stampo omofobo, nonostante, nel 2010, il Gay Pride nazionale che si tenne a Napoli vide una delle partecipazioni popolari più intense della storia dei pride nazionali, con scene di gente che scendeva per strada con i bambini a ballare dietro i carri.

Un successo popolare grazie al quale, probabilmente, l'attuale amministrazione de Magistris ha potuto istituire con più semplicità provvedimenti tuttora oggetto di aspre polemiche in altre città italiane, come il registro delle unioni civili per le coppie di fatto e lo stato di famiglia anagrafica.
fonte http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it di Emiliano Di Marco

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