venerdì 6 dicembre 2013

Roma "Love is right" domani sabato 7 dicembre scendono in piazza tutte le associazioni per i diritti Lgbt

Il 7 dicembre a Roma e in altre piazze italiane si svolgerà la manifestazione “Love Is Right”, con la quale numerose associazioni che lottano per l’uguaglianza dei diritti delle persone LGBT (gay, lesbo, bisexual e transgender) solleciteranno il Parlamento affinché approvi una legge giusta contro l’omofobia.

Gli organizzatori spiegano: “Il vuoto politico, legislativo e culturale che attraversa il tessuto della società italiana è stato reso ancora più evidente dalla approvazione da parte della Camera dei Deputati di una legge farsa ispirata da ipocrisia e opportunismo.

L’introduzione dell’emendamento e del subemendamento Verini e Gitti, rende incoerente e inattuabile la legge Mancino, fondamentale strumento di contrasto a tutte le discriminazioni, indebolendo la tutela penale necessaria per tutte le minoranze previste nel provvedimento. In questo modo fallisce l’obiettivo stesso della legge, quello di indicare istituzionalmente che l’aggressione e la discriminazione non possono essere legittimate in nessun modo e in nessun contesto.

Per le persone lesbiche, gay e transessuali, e per coloro che vogliono uscire dal medioevo culturale di questo Paese, l’unica strada è portare avanti con coerenza e dignità un progetto che chiede uguaglianza di diritti, riconoscimento giuridico e sociale delle relazioni, la salvaguardia dell’integrità individuale, di coppia e collettiva. Il tempo dei diritti è questo e nessun compromesso e dilazione sono accettabili. Scenderemo nelle piazze delle città d’Italia per rivendicare un sistema di leggi che garantiscano le libertà, l’autodeterminazione, i diritti civili”

Ecco le proposte del movimento LOVE IS RIGHT:
-Vogliamo una reale estensione della legge Mancino che contrasti la discriminazione omofobica SENZA SCONTI PER NESSUNO!
-Il matrimonio egualitario per le persone omosessuali
-Altri istituti che tutelino le coppie di fatto lesbiche, gay ed etero
-Riconoscimento e tutela della genitorialità omosessuale
-Il cambio dei dati anagrafici senza l’obbligo di interventi di riattribuzione dei genitali per le persone transessuali
-La riscrittura della legge 40

INFORMAZIONI E ADESIONI: http://www.loveisright.it/
fonte http://www.laltrapagina.it

Lgbt: Nelson Mandela, non solo apartheid: difese i diritti dei gay e lottò contro l’Aids

È anche grazie a lui se il Sudafrica è l’unico Paese africano ad avere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. E' stato anche l’uomo che, dopo aver lasciato gli incarichi politici, si è dedicato, con la sua fondazione, anima e corpo alla lotta all'epidemia del secolo

È anche grazie a lui se il Sudafrica è l’unico Paese africano ad avere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Ed è anche grazie a lui se la nazione più a sud del continente è anche una delle pochissime a non discriminare e a non perseguitare attivamente le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali in Africa.

Mentre per tutto il mondo se ne va l’uomo che sconfisse l’apartheid, il primo presidente nero del Sudafrica e l’attivista per eccellenza dei diritti della popolazione ‘black’ – anche se in realtà dei diritti di tutte le comunità – per il mondo Lgbt sudafricano e non solo se ne va anche un uomo che ha lottato al suo fianco. Perché quella ‘Rainbow Nation’ in cui ognuno potesse essere e sentirsi libero era anche una società che inscriveva, per la prima volta nella costituzione del Paese, il diritto al rispetto e alla non discriminazione per gay e lesbiche e finanche il diritto al matrimonio fra le persone dello stesso sesso.

Ma Mandela è stato anche l’uomo che, dopo aver lasciato gli incarichi politici, si è dedicato, con la sua fondazione, anima e corpo alla lotta contro l’Hiv e l’Aids – da anni un’emergenza in Sudafrica così come in tanti altri Paesi del continente – e cioè contro una malattia che gli ha persino procurato lutti in famiglia.

Qualcuno ha detto che forse il suo pieno riconoscimento di questa emergenza sia arrivato troppo tardi e che per troppi anni abbia dimostrato un estremo pudore nell’affrontare discorsi legati alla sessualità, il tutto, fra l’altro, in un Paese dove, secondo alcune stime, attorno al 20% della popolazione è sieropositiva.

Ma l’inizio del 2005 costituì uno spartiacque anche nella coscienza del leader, il quale chiamò a raccolta alcuni giornalisti nella sua casa di Johannesburg e rivelò: “Mio figlio Makghato è morto di Aids”. Per la stessa malattia se ne era andata, qualche mese prima, anche la moglie dell’ultimo figlio ancora in vita. E in un Paese dove allora circa 800 persone morivano ogni giorno per Aids, nessun politico aveva ancora parlato così pubblicamente e così apertamente della malattia.

Anche per questo, la comunità gay – fra le più colpite, come del resto in tutto il mondo – in queste ore gli sta dedicando tributi su tributi. Così Ndumie Funda, che dirige l’associazione Luleki Sizwe, un gruppo di lesbiche contro la violenza “correttiva” (triste fenomeno in voga in molte culture), ha salutato Mandela come “un uomo vero, onesto e umile, un leader e un uomo veramente integro.

Lo ameremo sempre, anche per quello che ha fatto per noi”. Poi, anche il tributo anche della sezione LGBT di Legbo Northern Cape, associazione che lotta contro l’Hiv e l’Aids, che con un comunicato ha ricordato come Mandela sia stato “una delle persone chiave nella difesa dei diritti e libertà della minoranza Lgbt, così come di tutte le altre minoranze”. Allo stesso modo, non è tardato ad arrivare il saluto commosso degli uomini e delle donne di Iranti-org, associazione di attivismo “queer” che quotidianamente lotta contro un tasso di violenza omofobica ancora molto alto in Sudafrica, soprattutto nelle periferie disagiate e negli slum che circondano le grandi città.

E Melanie Nathan, attivista per la difesa dei diritti umani e Lgbt e che ha studiato legge durante l’apartheid, ha subito ricordato Mandela, sul suo blog, come “l’uomo che ha promosso la piena uguaglianza in questo Paese. La sua vita è stata fonte di ispirazione per tutti gli oppressi e reietti, così come per tutti quelli che combattono l’oppressione e la discriminazione”.
fonte http://www.ilfattoquotidiano.it di Daniele Guido Gessa

martedì 3 dicembre 2013

Lgbt: Diritti Trans, un'altra legge è possibile

La proposta, che dovrebbe arrivare in discussione all'inizio del 2014, presenta elementi di assoluta novità tra cui quella legata al cambio di nome: i transessuali avranno diritto alla modifica anagrafica senza l'obbligo di un intervento chirurgico

Roberta ha tentato per ben due volte di ottenere dal tribunale il cambio di sesso e il diritto a un nuovo nome. Nulla da fare, il giudice le chiede sempre la stessa cosa: prima deve operarsi completamente, rimuovere i suoi organi genitali maschili. Roberta è nata in un corpo da uomo, nel suo percorso si è riconosciuta transessuale e ha compiuto un complesso iter, fatto di psicanalisi e terapia ormonale, per poter diventare quello che si è sempre sentita: una donna.

Come tante donne e uomini che percorrono questo stesso cammino, però, alla fine ha deciso che se il suo seno, il suo corpo, la sua voce, dovevano essere femminili, l'”ultima tappa”, quella di decostruire il pene per farne una vagina, non doveva essere compiuto: lei sta bene così.
E qui arriva l'intoppo: la legge italiana, a differenza ad esempio di quella inglese o spagnola, in questo caso non permette la modifica del sesso e del nome all'anagrafe. Se si conservano gli organi genitali originari, si dovranno mantenere anche i vecchi documenti, andando così incontro a moltissimi problemi nelle relazioni sociali quotidiane e sul lavoro.

In occasione del Trangender Day of Remembrance, che cade il 20 novembre, a Roma si è tenuta una fiaccolata in ricordo delle vittime della transfobia: dal 2008 al 2012 sono state 1123 le persone trans uccise nel mondo, 20 delle quali in Italia (dati Transgender Europe ). E se sul lavoro, secondo una ricerca Arcigay del 2011, gli omosessuali sono trattati iniquamente (19%) o addirittura licenziati (4,8%) per il loro orientamento, queste percentuali salgono rispettivamente a oltre il 50% e al 25% per chi è trans. Ecco perché è urgente aggiornare la normativa.

In realtà la legge – si tratta della 164 del 1982, ai tempi una conquista storica del movimento transessuale – non prescrive esplicitamente che ci si debba operare per accedere alla modifica anagrafica, ma la sua ambiguità ha lasciato spazio a una prassi ormai consolidata, anche nelle interpretazioni dei giudici, per cui di fatto quel passaggio diventa obbligato.

Finora, normalmente, la trafila è stata sempre questa: chi si riconosce come transessuale intraprende prima il percorso psicologico e ormonale, poi chiede al giudice l'autorizzazione per operare gli organi genitali, e infine avanza la domanda per il cambio del sesso e del nome. Regole applicate anche nel caso di Roberta, prima dal tribunale di Piacenza, e poi dalla corte di Appello di Bologna: quindi ora lei confida nel ricorso in Cassazione. C'è stata però una sentenza controcorrente, al tribunale di Roma, che nel 2011 ha riconosciuto a un'altra persona transessuale il diritto alla modifica anagrafica senza la necessità di un intervento chirurgico. Questa sentenza ha dato una speranza al movimento transex, che adesso – con una campagna in partenza a giorni, e una serie di proposte di legge sostenute da un intergruppo parlamentare Pd, Sel e M5S - chiede il riconoscimento dei propri diritti.

La campagna, lanciata dal Mit ( Movimento identità transessuale ), si chiama “Un altro genere è possibile”. Nel 2012, secondo l' Onig , Osservatorio nazionale identità di genere, in Italia ci sono stati circa 120 interventi chirurgici per il cambio del sesso, e probabilmente un numero analogo è stato chiesto da nostri connazionali a strutture estere (non esiste un registro nazionale istituzionale, i dati sono raccolti empiricamente).

“Ci sono però tanti e tante transessuali che non fanno questa operazione liberamente, ma si vedono costretti per ottenere il cambio anagrafico, in modo da sfuggire a discriminazioni sociali pesanti, prima di tutto sul lavoro - dice Cathy La Torre, vicepresidente del Mit - Altri non se la sentono di violare il proprio corpo, e rimangono in un limbo, scontrandosi con gli impedimenti della legge e della giustizia, rinunciando di fatto per disperazione.

A tutte queste persone di contattarci, di fare pressione insieme per cambiare la legge. Ci possono scrivere a questo indirizzo: unaltrogenerepossibile@gmail.com”.

La proposta di legge su questo tema dovrebbe arrivare in discussione all'inizio del 2014: cammina accanto a quella su omo e transfobia (purtroppo stravolta nell'approvazione alla Camera e aspramente contestata dalle associazioni, al momento in commissione Giustizia del Senato) e a quella sui matrimoni civili.

E' stata elaborata con la consulenza della Rete Lenford (Associazione di avvocati per i diritti Lgbti), e presenta elementi di assoluta novità: innanzitutto non si dovrà più passare per il giudice, sia per l'intervento chirurgico che per il cambio all'anagrafe. Qualsiasi transessuale che possa dimostrare di aver compiuto il percorso psicologico e ormonale, avendo cambiato i suoi caratteri sessuali secondari ma non obbligatoriamente quelli primari (cioè aspetto esteriore, voce, magari il seno, ma non i genitali), potrà avanzare domanda al prefetto, seguendo un iter amministrativo che potrà condurre al cambio di sesso e di nome su tutti i documenti: dal codice fiscale alla patente, fino ai duplicati della laurea o di altri titoli, senza che si conservi traccia della sua vecchia identità.
E poiché spesso il processo di transizione è lungo, la domanda per il cambio del nome potrà essere avanzata anche prima e autonomamente rispetto a quella del cambio sesso, in modo da evitare discriminazioni per la non corrispondenza tra i documenti e l'aspetto esteriore.

Altro punto importante: il cambio del sesso non dovrà comportare più, come invece prescritto dalla legge del 1982, lo scioglimento del matrimonio. Le corti costituzionali di Germania e Austria, ad esempio, hanno già dichiarato incostituzionale lo scioglimento di un matrimonio che avvenga solo per il cambiamento di sesso di uno dei due coniugi e non per la semplice volontà degli stessi. Ma se per ipotesi fosse approvata questa legge e non quella sulle nozze civili tra persone dello stesso sesso, ci potremo comunque trovare di fronte a matrimoni perfettamente legali tra due uomini o due donne? Un rebus che forse bisognerà affrontare in Parlamento.

Capitolo a parte per i minorenni: per cambiare sesso dovranno chiedere l'autorizzazione al giudice, con l'accordo dei genitori. C'è anche una parte relativa agli intersex, i bimbi che nascono con organi genitali non chiaramente ascrivibili al sesso maschile o femminile: per evitare operazioni chirurgiche imposte senza il consenso dell'interessato, saranno autorizzate solo in caso di pericolo di vita o se ricorrano chiare esigenze di salute.

A Roberta la modifica anagrafica è stata rifiutata perché, scrive il giudice di Bologna, “aspira al riconoscimento, sub specie di sesso femminile, di un terzo genere che non può, allo stato, trovare spazio nel nostro ordinamento”; e anche per il fatto che, non avendo completato l'operazione rimuovendo i genitali maschili, in futuro “sarebbe ancora legittimata a chiedere una ulteriore variazione anagrafica, riprendendo l'originario genere maschile”.
Obiezioni, queste, che potrebbero porsi sul cammino della proposta di legge: perché se i cattolici accettarono nel 1982 che ci si potesse operare, raggiungendo lo stadio definitivo e irreversibile di uomo o di donna, e sciogliendo il matrimonio, adesso – potrebbero contestare i più tradizionalisti – si chiede il riconoscimento di una sorta di “terzo sesso”, e per giunta non rescindendo più il vincolo coniugale.

“Non chiediamo il riconoscimento di nessun terzo sesso – replica Sergio Lo Giudice, senatore Pd autore della proposta di legge – Si parla di persone che hanno elaborato un percorso di ricerca della propria identità e che sono approdate a essere uomini o donne. La Corte Costituzionale già nel 1985 ha affermato che l'identità di genere va al di là degli organi genitali, e credo sia una barbarie obbligare qualcuno a operarsi per poter raggiungere la propria serenità: al contrario, in questo modo glielo si impedisce per sempre”.

La proposta Lo Giudice chiede che l'intero percorso di transizione sia a carico dello Stato, e visto che circa 200 persone si rivolgono ogni anno alle strutture pubbliche per essere seguite, calcola un costo di 1,2 milioni di euro, più un altro milione che vorrebbe destinare alla formazione dei medici su questi temi.
fonte http://espresso.repubblica.it di Antonio Sciotto
http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/12/news/trans-un-altra-legge-e-possibile-1.140958

Lgbt: A siena “Diversamente danza …”: un meeting di danza per persone diversamente abili, domenica 8 dicembre

È in programma per domenica 8 dicembre il nuovo appuntamento con il meeting Diversamente danza … un evento organizzato al Pala Giannelli Mens Sana di Siena dall’Associazione Se mi aiuti ballo anch’io.

Per definirlo con le parole di Massimo Vedovelli, Assessore alla Cultura del Comune di Siena: “Un codice linguistico diverso che attraverso i movimenti del corpo attiva comunicazione. Un approccio culturale, in grado di abbattere le barriere dell’handicap, facilitare l’interazione e guardare in maniera diversa la diversità”. L’intento è quello di creare integrazione, nel panorama della danza, di persone diversamente abili con il supporto di danzatori e insegnanti professionisti.

L’associazione “Se mi aiuti ballo anch’io” nasce da un progetto di Roberto Girolami, Tecnico Federale FIDS e Responsabile dei non vedenti per la Federazione Italiana Danza Sportiva, non vedente e campione regionale e nazionale di danze latino-americane e danze standard, per divulgare la cultura della danza sportiva nel mondo dei non vedenti e dei diversamente abili.

Alla base ci sta la convinzione che la danza, oltre ad essere portatrice di benessere fisico e psichico, abbia l’importante funzione di agevolare l’integrazione tra le persone. Danza dunque come strumento di crescita del potenziale creativo, come prevenzione di disagi sociali, come riabilitazione clinico.terapeutica.

ORARI&INFO
8 Dicembre ore 17.00 Pala Giannelli Mens Sana Viale Sclavo, Siena
fonte: www.giornaledelladanza.com Alessandro Di Giacomo

Lgbt: A "Oltre le Differenze" una tribuna politica sui temi lgbt nelle mozioni dei candidati alla segreteria PD in vista delle Primarie

Mercoledì 4 dicembre alle 21 interviste ai rappresentanti locali delle tre mozioni congressuali del Partito Democratico

In vista delle Primarie del Partito Democratico in programma il prossimo 8 dicembre Oltre le Differenze - il format radiofonico interamente dedicato al mondo gay, lesbico, bisex e trans condotto da Natascia Maesi e Oriana Bottini – si chiede quali sono le proposte dei 3 candidati alla segreteria nazionale in materia di diritti civili e norme antidiscriminazione delle persone lgbt, nella puntata che andrà in onda mercoledì 4 dicembre alle 21, sulle frequenze di Antenna Radio Esse (FM 91.25, 93.20, 93.50 e 99.10) o in diretta online dal sito www.antennaradioesse.it.

Oltre le Differenze mette a confronto le mozioni congressuali dei candidati alla segreteria Giuseppe Civati, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi sui temi lgbt e dei diritti per tutti, così come la scorsa settimana ha fatto l'associazione Movimento Pansessuale in una iniziativa pubblica molto partecipata. Interviste quindi a Simone Vigni sulle proposte di Matteo Renzi, Andrea Biagianti per la mozione di Gianni Cuperlo e Leonardo Carta sostenitore di Pippo Civati.

Spazio anche ai consigli su libri, film e appuntamenti a tema nella parte finale xela trasmissione con lo scaffale LGBT. Per interagire con la redazione del programma: 366 2809050 o redazione.oltreledifferenze@gmail.com, è attiva la pagina fan su Facebook e il blog www.oltreledifferenze.wordpress.com
fonte Redazione OLTRE LE DIFFERENZE